Sei sfide per evitare la decrescita
L'articolo a firma di Carlo Bonomi, Presidente di Assolombarda - Il Cittadino MB - 6 dicembre 2018
I numeri della ricerca Top500+ delle imprese in Brianza confermano ancora una volta la forza e il successo dell'intraprendenza e dell'attrattività di questo territorio, la sua enorme capacità di affinare e trasformare nel tempo le sue specializzazioni produttive. Un mix molto diversificato che ha quattro caratteristiche comuni e diffuse: MOL, investimenti ed export molto più elevati della media italiana, e superiori anche a quelle eccellenti del resto della Lombardia, e posizione finanziaria netta molto solida. Sono tutte qualità che descrivono un tessuto connettivo che ha garantito non solo reddito e lavoro, ma solida coesione sociale. Ma, per quanto grandi siano la passione e la dedizione degli imprenditori brianzoli, esse non possono continuare a fiorire ignorando la condizione del nostro Paese. La Brianza, come la Lombardia, come tutto il Nord, chiedono a noi tutti di poter operare in un ecoambiente favorevole. Quali sono, queste condizioni abilitanti di contesto? Sono sei, quelle fondamentali. La prima è la più ampia apertura dell'Italia ai mercati mondiali e al commercio globale. Il grande scontro in atto tra USA e Cina, la successiva adozione di ben quattro successivi pacchetti di aumenti di dazi e tariffe su un interscambio complessivo che supera i 400 miliardi di dollari, stanno esercitando un'azione di freno al commercio mondiale che ha conseguenze globali. E che colpisce pesantemente i Paesi avanzati ad alto export ed avanzo commerciale, come l'Italia. E' una frenata molto rilevante. Purtroppo, infatti, nel terzo trimestre il PIL dell'Italia è tornato negativo, per la prima volta da inizio 2014: pesa il freno all'export, che dal 2014 è stata la maggior componente di traino della ripresina italiana. Ma pesano tantissimo non solo la conferma di una domanda interna che torna all'andamento negativo, ma soprattutto una caduta molto forte degli investimenti. Tutti i segnali anticipatori compongono un quadro che fa ritenere molto probabile al Centro Studi Confindustria anche un quarto trimestre di cresciuta negativa. Le istituzioni dovrebbero perciò avvertire un dovere preciso: è il momento di accelerare in maniera ossessiva tutti i programmi di stimolo alle imprese in essere per battersi sui mercati mondiali. L'intero sistema ICE-SACE-Regioni dovrebbe assumere una strategia di emergenza per consentire al sistema produttivo di perdere il meno export possibile.
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