"Per ripartire serve una visione, alle imprese certezze e velocità"
L'intervista di Carlo Bonomi, Presidente di Assolombarda, sul Corriere della Sera - 9 aprile 2020
Le Confindustrie del Nord - dal Piemonte al Veneto, passando per Lombardia ed Emilia Romagna – vogliono far ripartire le fabbriche subito dopo Pasqua. Sì, ma come? Gli imprenditori hanno più titoli per decidere rispetto a chi vigila sulla salute dei cittadini? “Di sicuro gli imprenditori sanno come fare funzionare un'impresa. Sanno cosa serve perché la produzione resti in piedi. E, come dimostra l'attività di tante aziende in queste settimane di emergenza, sanno anche come gestire i reparti in sicurezza. Peccato che il governo in queste settimane non ci abbia coinvolto. Avremmo potuto dare un contributo importante. Per trovare una soluzione - sia chiaro - non solo a tutela della produzione, ma della produzione e della salute insieme”, rivendica Carlo Bonomi, il presidente di Assolombarda, la prima territoriale di Confindustria. Ma anche il candidato favorito alla presidenza di viale Dell'Astronomia (parola dei «saggi» della stessa associazione, gli imprenditori che hanno il compito di vigilare sullo svolgimento delle elezioni che si terranno a distanza settimana prossima, il 16 aprile).
Il presidente del Consiglio ieri ha incontrato il Comitato tecnico-scientifico per discutere della ripartenza.
“La nostra sensazione è che non ci sia una visione su come affrontare la cosiddetta fase 2. Molto più facile trincerarsi dietro un rassicurante "stiamo tutti a casa". Onestamente non abbiamo nemmeno ben capito chi stia contribuendo alle decisioni che saranno prese. I comitati tecnico-scientifici di riferimento sono addirittura due. Uno presso la presidenza del Consiglio e uno presso il ministero dell'Innovazione. Senza chiarezza su chi decide”.
Secondo lei quindi bisogna ripartire subito. Ma come? Mandando prima al lavoro chi rischia meno, cioè i giovani? Con i test sierologici di massa?
“Guardi, queste sono questioni che vanno affrontate con estrema serietà. La prima cosa è avere i dati a disposizione che finora il governo non ha condiviso. Abbiamo solo dati aggregati. Poi bisogna mettere in campo metodi di diagnostica precoce del contagio. Abbiamo i mezzi per farlo. Infine servono i dispositivi di protezione. Dati, diagnostica e dispositivi, questa è la strada”.
Le nostre imprese non producono mascherine.
“Non si può non riconoscere che lo sforzo per riconvertirsi in emergenza sia stato straordinario. E sta dando ottimi risultati. Solo in Assolombarda sono 15 le aziende che si sono riconvertite per produrre mascherine. Vedo un altro problema piuttosto”.
Quale?
“Non si procede in modo altrettanto veloce con le certificazioni delle mascherine e degli altri dispositivi”.
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