Nucleare pulito per restare competitivi
L'intervento di Alessandro Spada, Presidente Assolombarda - Il Sole 24 Ore, 28 maggio 2024
Nucleare pulito, l'occidente non può rimanere indietro
Garantire la competitività delle nostre imprese è la chiave per la tenuta e la crescita del Paese.
Sebbene finora l'Italia, spinta dai territori più performanti come Milano e la Lombardia, abbia ampiamente dimostrato di avere un'economia in salute, il rischio oggi è quello però di perdere sempre più forza se non sapremo colmare i divari di competitività che scontiamo come Paese e come Unione Europea rispetto agli altri player mondiali, a cominciare da Stati Uniti e Cina. Primo tra questi la mancanza di investimenti ingenti per agganciare e vincere la sfida della Twin Transition. Prendiamo, per esempio, il dossier strategico dell'innovazione digitale. Se sull'intelligenza artificiale la Cina investe ben 10 miliardi di dollari ogni anno fino al 2030, l'Unione Europea, invece, ne alloca solamente poco più di 6 e una tantum.
Con queste differenze di partenza, come possiamo pensare di competere?
Ecco perché chiediamo da tempo una socializzazione delle grandi partite industriali tramite un fondo sovrano europeo, basato sulla emissione di Eurobond. L'altro gap da colmare è sicuramente quello dell'energia, un'emergenza ormai diventata strutturale. La questione energetica rappresenta a tutti gli effetti una discontinuità significativa nella sostenibilità del nostro modello di crescita e tuttora costituisce un rischio reale di perdita di competitività dell'industria europea e quindi italiana sui mercati globali.
A questo si aggiunge il fatto che anche per fare la transizione digitale abbiamo bisogno di enormi quantità di energia che attualmente come Europa e, soprattutto, come Italia non riusciamo a garantire a livelli competitivi alle nostre imprese in termini di costo, volumi e stabilità. Secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia, oggi il consumo energetico dei data center si attesta a circa 460 TWh ma potrebbe aumentare fino a 1.050 TWh nel 2026, ovvero, in soli due anni, più o meno equivalente all'attuale consumo totale di un grande paese industriale come il Giappone.
Ecco allora che diventa fondamentale trovare una soluzione a livello europeo su un mercato unico e un prezzo competitivo unico, garantendo un mix energetico che risponda al principio della neutralità tecnologica. In questo senso, per noi diventa imprescindibile l'uso del nucleare pulito, moderno e sicuro. L'Occidente non può permettersi di rimanere indietro rispetto agli altri player globali e l'Italia in questa partita può giocare un ruolo chiave sia per know-how industriale sia per storia.
Ma è importante che si faccia un'operazione di Sistema Paese per superare i dogmatismi e affrontare la questione con pragmatismo, visione e trasparenza. Bisogna affidarsi ai numeri, alle evidenze scientifiche e alle potenzialità della tecnologia. La tecnologia di oggi, infatti, ci consente di avere impianti sicuri, a bassa produzione di scorie, realizzabili in pochi anni. Peraltro, basta alzare lo sguardo e scoprire che, attorno a noi, ci sono 130 centrali nucleari, impianti che in più di un caso forniscono energia anche all'Italia. Inserire il nucleare nel mix energetico - oltre, per esempio, a rinnovabili e idrogeno - garantirebbe un apporto costante e sicuro di energia, fattore fondamentale per garantire la competitività delle imprese. E avrebbe, inoltre, un impatto positivo anche sul mercato del lavoro con oltre mezzo milione di posti creati a livello nazionale entro il 2050.
Serve quindi al più presto inserire il nucleare nel PNIEC e definire le regole del gioco con l'obiettivo di essere operativi dal 2030.
Solo con il nucleare moderno è possibile raggiungere diversi obiettivi come quello della decarbonizzazione al 2050, governare la sfida della transizione digitale e garantire autonomia, sicurezza e quindi competitività alle nostre imprese. Non c'è più tempo da perdere, il rischio è la deindustrializzazione del Paese e dell'Unione Europea. E senza industria non c'è sostenibilità e progresso civile.
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