"Non siamo untori"
L'intervista a Carlo Bonomi, Presidente di Assolombarda, sul Giornale - 24 marzo 2020
“Gli imprenditori non sono assassini e non se lo fanno dire da nessuno”. Non fa sconti Carlo Bonomi. Il presidente degli industriali di Milano (oltre a Monza, Brianza, Lodi e ora anche Pavia) guida la maggiore associazione industriale territoriale d'Italia. E il 16 aprile è prevista la sua designazione al vertice di Confindustria. Dovrebbe essere lui, quindi, a guidare gli industriali italiani nei prossimi 4 anni, i più difficili che si prospettano dal Dopoguerra.
I sindacati stanno proclamando scioperi per la sicurezza nei posti di lavoro.
“Noi imprenditori stiamo rispettando responsabilmente le regole e facciamo tutto quanto è necessario per garantire le forniture indispensabili alla salute degli italiani. Tutti si aspettano di trovare i medicinali nelle farmacie e negli ospedali, così come gli scaffali dei supermercati pieni. Allora, nel momento in cui le imprese devono concentrarsi su tutto questo, trovo inaccettabile e irresponsabile lo sciopero in un settore come quello della chimica, che è alla base di una filiera essenziale. Non siamo assassini e non ce lo facciamo dire da nessuno”.
Assolombarda è nella zona più rossa d'Italia.
“E fin da subito ci siamo dati da fare. Da oltre un mese siamo in prima linea. I medici da Cuba li abbiamo fatti arrivare noi, grazie alle nostre imprese e alla nostra rete di relazioni. Se si sta costruendo un ospedale in poche settimane è grazie anche al sostegno di tante imprese, che hanno donato attrezzature, e allo straordinario lavoro di Regione Lombardia, Fondazione Fiera e Fiera Milano, che insieme a noi non si sono risparmiati”.
Si dice che qualcuno non rispetta le regole.
“Se qualche azienda non le rispetta va chiusa. Ma proclamare uno sciopero adesso non è concepibile, è irresponsabile. E noi irresponsabili non lo siamo mai stati. Abbiamo sempre messo la vita e la salute davanti a tutto. Con l'ultimo decreto è stato deciso di prendere la temperatura ai clienti dei supermercati. Ebbene: noi avevamo già proposto di farlo nelle imprese, nonostante in un primo tempo l'Autorità garante della privacy lo avesse vietato. Allora, a chi è che sta a cuore la salute? Noi pensiamo alla vita di tutti, non solo a quella di chi ha le tessere. Ho la sensazione che qualcuno stia pensando di dare una spallata al sistema delle imprese private per favorire una insensata nazionalizzazione del sistema economico”.
C'è un attacco in corso contro l'impresa privata?
“Guardi, noto un certo sbandamento nelle decisioni sotto la pressione dell'opinione pubblica: si è passati dal tutto aperto al tutto chiuso. Ma le code agli skilift, le partite di calcio con i tifosi e i lungomare pieni non le aveva certo rivendicate Confindustria. Poi siamo passati alla chiusura totale. Avevamo anche fatto gli accordi con i sindacati. E ora ci vogliono fare passare da untori? A questo gioco non ci sto. Proteggere i lavoratori è diverso dal voler guadagnare il consenso politico dentro gli stabilimenti”.
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