"Non c'è visione industriale, il pericolo è un neo-dirigismo"
L'intervista di Carlo Bonomi, Presidente di Assolombarda - Sole 24 Ore - 21 luglio 2018.
Cassa Depositi e prestiti, il caso Ilva, l'ipotesi di un'Alitalia ancora pubblica. Nelle ultime mosse e dichiarazioni della compagine di Governo si scorgono i bagliori di un nuovo dirigismo pubblico se non di un nuovo statalismo. Senza tuttavia una chiara e forte visione di politica industriale, di cui il Paese ha invece fortemente necessità. Come spiega il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi.
"La Cassa depositi e prestiti è il cuore del risparmio italiano. È il frutto del lavoro e della fatica dei nostri nonni e delle nostre nonne. Non dobbiamo mai dimenticarlo. È una potenza finanziaria. Ma è anche lo specchio dell'anima del nostro Paese. Non rileverei un problema se questi risparmi venissero correttamente utilizzati. Ma, visto lo spettacolo delle ultime settimane, che la Cassa depositi e prestiti possa diventare un carrozzone statale, beh, qualche timore ce l'ho".
Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda, inizia così un lungo colloquio con Il Sole-24 Ore. Un colloquio che parte proprio dagli impulsi neo-statalistici e neo-dirigisti che stanno prendendo sempre più corpo intorno alla Cassa depositi e prestiti, ultimo tassello di una politica economica e industriale che - fra una Alitalia auspicata al 51% italiana e una Ilva di nuovo instabile giuridicamente e negli assetti di proprietà, un irrigidimento del mercato del lavoro con il Decreto dignità e una caduta nel dimenticatoio del problema delle infrastrutture - sta componendo un quadro insieme decisionista e declaratorio, interventista e calato dall'alto, senza alcun coinvolgimento delle parti sociali, prima di tutto il mondo delle imprese.
La Cdp nasce sull'impostazione colbertiana del "mercato dove possibile-in-pubblico dove necessario". Ma, oggi, si rischia di assumere il profilo da piccola lri, defocalizzata nel settore di intervento e chiamata in causa ogni volta che si verifica una crisi ad alto impatto sociale.
"Il punto è proprio questo. Fra Lega e Cinque Stelle abbiamo assistito all'iniziale dibattito se trasformare la Cdp in una debt bank deputata alla gestione del debito pubblico nelle sue diverse forme o se conservare l'attuale fisionomia di soggetto che investe in altre imprese. Sembra che abbia prevalso quest'ultima impostazione. Benissimo. Il problema però è che, anziché operare una rifocalizzazione su alcuni specifici settori industriali giudicati strategici, la tentazione è quella di ampliare ancora di più il già amplissimo spettro dei comparti. Non va bene. Serve prima di tutto una nuova visione sull'esistente. E, poi, non è possibile che la Cdp diventi il "San Camillo" chiamato al capezzale di ogni malato industriale".
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