La produttività cresce poco. Invertire il ciclo della stagnazione
L'articolo a firma di Antonio Calabrò, Vicepresidente di Assolombarda con delega agli Affari Istituzionali, Organizzazione e Legalità - Il Cittadino MB - 5 dicembre 2019
Crescono ancora, le imprese di Monza e Brianza. Investono, innovano, continuano a conquistare posizioni sui mercati internazionali, a cominciare da quelli europei. Ma avvertono anch'esse le conseguenze delle tensioni commerciali mondiali, delle difficoltà del settore automotive nell'incerta transizione verso nuove forme di mobilità considerate più sostenibili, delle debolezze d'una Italia che purtroppo resta nella palude nella crescita più o meno a zero. E così alle spinte dei buoni imprenditori a fare di più e meglio si sommano le preoccupazioni per un futuro generale sempre più incerto. I risultati delle indagini del Centro Studi Assolombarda e di Pwc sul "Top 500+" documentano questa condizione. Quasi il 90% delle imprese censite è anche nel 2019 in attivo, ma diminuisce il numero delle imprese in cui crescono fatturato ed Ebitda. E gli investimenti, nel clima di incertezza, ristagnano. A Monza e in Brianza come nelle altre aree più dinamiche della Lombardia industriale, da Milano a Bergamo e Brescia.
Ci sono altri dati, su cui riflettere: quelli sulla produttività. Su quanto rende ciò che fai o investi rispetto al suo costo. La produttività del lavoro. Quella del capitale. Quella di tutti i fattori produttivi, compresa l'intelligenza creativa, la cultura, etc. È un'indicazione essenziale per misurare l'efficienza di un'impresa, d'un settore industriale, d'un paese. Il guaio è che da lungo tempo in Italia la produttività cresce pochissimo. E dunque noi tutti stiamo un po' peggio, a paragone coni nostri concittadini europei. Ma il dibattito pubblico purtroppo lo ignora.
Azioni sul documento