La lezione della finanza sostenibile: «L'Esg diventi un modo di fare impresa»

Guardare alla finanza sostenibile mentre una guerra alle porte dell'Europa rispolvera il timore di riattivare le centrali a carbone. Misurare sfide e opportunità per le imprese, consapevoli delle difficoltà ma coscienti di poter contare su una storia importante, come quella di Adriano Olivetti. C'era un po' di tutto questo nell'evento Assolombarda di ieri dedicato alla finanza sostenibile: a margine dei lavori, Paolo Gerardini, vicepresidente di Assolombarda, con delega a Credito e Finanza ne parla con Il Sole. "Se ci limitassimo all'ambiente, direi che il nostro panorama imprenditoriale e industriale è all'avanguardia. L'Italia è terza per capacità di economia circolare. Abbiamo una tradizione di lunga data di recupero e ottimizzazione dei materiali, dovuto anche a una scarsità di materie prime. Gli aspetti dove possiamo sicuramente migliorare, riguardano invece i criteri di social e governance."

Serve un cambio di passo?

"Credo che i criteri Esg debbano entrare nel Dna del tessuto imprenditoriale nel suo complesso. Devono essere un modo di fare impresa. Il lavoro sarà concluso quando, così come oggi diamo per scontato che se facciamo un'impresa la facciamo a scopo di lucro, faremo un'impresa dando per scontato che sarà a scopo di lucro ma anche sostenibile."

Sono determinanti gli incentivi pubblici?

"Determinanti no. Direi importanti, ma allo stesso tempo non essenziali. Guardi, noi abbiamo sempre investito e fatto impresa a prescindere dall'incentivo pubblico. Più che altro vedrei l'aiuto pubblico sotto altri aspetti, perché le esigenze sono altre. Penso alla creazione di un database unico europeo per poter accedere a dei benchmark seri e significativi. O alla conclusione delle metriche legate alla Socialità e alla Governance. Qui non è un processo da seguire perché ci vengono dati dei soldi."

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