Imprese: ricostruire quello che la mafia distrugge Intervista

Imprese: ricostruire quello che la mafia distrugge

L'articolo a firma di Antonio Calabrò, Vicepresidente di Assolombarda con delega agli Affari Istituzionali, Organizzazione e Legalità - Il Sole 24 Ore - ottobre 2018.

La mafia? Una questione marginale, purtroppo, nel nostro dibattito pubblico. «La politica è distratta», sostiene il Procuratore nazionale antimafia Roberto Cafiero De Raho. E don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, legge con inquietudine i dati di un'indagine recente della sua associazione, secondo cui per il 62% delle 10mila persone intervistate, la mafia non è più un fenomeno preoccupante. Una grave sottovalutazione: «Le mafie imprenditrici - ammonisce don Ciotti - sono un problema nazionale, perché operano con passo felpato, senza destare allarme. E hanno oramai inquinato molti ambiti della vita pubblica». Mafia silenziosa, mafia sotto traccia, mafia comunque pericolosa, però. Soprattutto, in Lombardia e nelle aree di Milano metropoli e in Brianza, segnate da una forte e diffusa presenza della 'ndrangheta. Nasce proprio da questa consapevolezza l'impegno oramai decennale dell'Assolombarda a insistere, con inchieste, convegni, report rivolti ai propri iscritti (quasi 6mila imprese, in gran parte piccole e medie) e iniziative culturali e sociali, sui temi della legalità e dell'attività concreta contro la criminalità organizzata: la mafia è un elemento di grave alterazione del mercato, danneggia le imprese sane con una concorrenza sleale, usa e diffonde corruzione, devasta i tessuti amministrativi e sociali. Il messaggio di fondo è chiaro: le mafie non sono un'agenzia di servizi da usare per risolvere un problema di capitale o di crediti da recuperare, battere un concorrente, ottenere facilmente un servizio o un appalto, ma un vero e proprio cancro. Una volta stabilito un rapporto con una cosca mafiosa o con i suoi intermediari, l'azienda è persa per sempre.