Digitale e biotech. Investire in innovazione è una questione vitale Intervista

Digitale e biotech. Investire in innovazione è una questione vitale

Articolo a firma di Sergio Dompé, Vicepresidente Assolombarda con delega a Life Sciences su Il Sole 24 Ore - 14 febbraio 2020

Le imprese italiane continueranno ad essere competitive se sapranno investire in innovazione. Nelle Life Sciences l’innovazione avviene principalmente nell’alveo delle biotecnologie e del digitale inteso nel senso più ampio possibile. Ed è in questa direzione che dovremmo concentrare i nostri sforzi come sistema, in un’ottica di lungo periodo.

I dati macroeconomici registrano l’attuale competitività del comparto delle Life Sciences italiano sia sul piano industriale sia su quello della ricerca e della produzione scientifica. Infatti, l’export è in crescita sia nel settore farmaceutico sia in quello dei dispositivi medici (+4,7%) e, inoltre, sul piano della ricerca in ambito medico-scientifico l’Italia si posiziona ai primi posti per pubblicazioni e citazioni in diverse aree tra cui, ad esempio, l’oncologia, l’endocrinologia, l’ematologia, l’immunologia, la cardiologia e la medicina cardiovascolare.

L’ottima posizione non deve però far abbassare la guardia. Sia le imprese sia il comparto ricerca pubblica devono continuare a investire e aumentare la capacità di generare nuova conoscenza e innovazione tecnologica. Bisogna rimanere competitivi e bisogna farlo adesso. Se si guarda al contesto italiano, l’aspetto di maggior preoccupazione riguarda il ritardo che il nostro Paese ha nel livello di spesa pro-capite in R&D - 393 euro a livello nazionale e 490 euro a livello di Regione Lombardia - di molto inferiore a tutti i Paesi più evoluti. Basta fermarsi ai nostri vicini francesi e tedeschi con una spesa pro-capite in R&D rispettivamente di 749 e di 1.200 euro, per capire l’importanza del problema.