Bonomi: “Presentiamo oggi la nostra visione al 2030 sul mondo del lavoro”
Documento "Il Futuro del Lavoro".
Milano, 17 maggio 2018 – “La digitalizzazione dei processi produttivi, la globalizzazione, le dinamiche demografiche stanno profondamente ridisegnando gli equilibri delle relazioni industriali e della gestione delle risorse all’interno dell’azienda, evidenziando la necessità di rivedere i vecchi paradigmi per adattarli ai ritmi sempre più rapidi del cambiamento economico, sociale e tecnologico” – afferma Carlo Bonomi, Presidente di Assolombarda.
“Il documento che presentiamo oggi, “il Futuro del lavoro” punta a esprimere una visione su quello che ci attendiamo possa essere il mondo del lavoro nel 2030 e nel contempo vuole porsi come spunto di discussione e proposta per un percorso che vorremmo sviluppare su due livelli. Da un lato, per quanto concerne gli aspetti di carattere nazionale e dall’altro, per gli aspetti propri del livello locale; entrambi in logica di dialogo e confronto tra mondo delle imprese e le istituzioni, le organizzazioni sindacali, il mondo dell’education e della formazione. Riteniamo che questo sia un modo concreto di rispondere alle esigenze presenti e future delle imprese che rappresentiamo e, come tale, una componente fondamentale del nostro impegno” – aggiunge Bonomi.
Bonomi, in particolare, ha evidenziato i seguenti aspetti.
La Sicurezza: dalla fabbrica all’ecosistema
“La salute e sicurezza sul lavoro costituiscono da sempre un impegno fondamentale per le imprese e per Assolombarda. In questa prospettiva, la sicurezza sul lavoro va ripensata, evolvendo da una visione di fabbrica ‘chiusa’ alla concezione del luogo di lavoro in uno spazio ‘esteso’. Basti pensare anche solo allo smart working. Pertanto, per il futuro della tutela e della sicurezza del lavoratore non occorrerà più solo mettere in sicurezza i luoghi “tradizionali” di lavoro ma occorrerà anche lavorare per accrescere la sicurezza nell’intero ecosistema, nelle intere città” – prosegue Bonomi.
“Nell’ambito dell’evoluzione organizzativa lo smart working induce ulteriormente a riflettere sull’evoluzione delle tradizionali categorie di riferimento, in particolare tempo e luogo della prestazione. A questo proposito, una sottolineatura può essere fatta, per quanto riguarda le prestazioni caratterizzate da rilevanti aspetti di competenza e conoscenza, sulla persistenza della validità del concetto ora-lavoro come principale riferimento per misurare il valore della prestazione” – continua Bonomi.
Il lavoro: dai contratti alle competenze
“Cioè la transizione da una visione centrata solamente sui contratti di lavoro ad una che tenga in maggior conto le competenze del lavoratore” – continua Bonomi. “Oggi siamo ancorati a una logica di breve termine in cui il dibattito si concentra sulla tipologia di contratto. L’incremento dei rapporti a tempo determinato è, senza dubbio, una tendenza che appare comprensibile alla luce delle caratteristiche dell’evoluzione del lavoro. Questo non significa che il contratto a tempo indeterminato sia destinato a estinguersi, ma forse è giunto il momento di riflettere sulla sua effettiva, ed esclusiva, rispondenza alle esigenze di un mondo del lavoro destinato a profondi cambiamenti. Il futuro del lavoro infatti sarà guidato dalle competenze e dalla loro continua evoluzione. La velocità del cambiamento, complice anche la nuova rivoluzione industriale, è ora tale che non è ipotizzabile una carriera lavorativa interamente caratterizzata dalle stesse competenze. Il mondo del lavoro che ci attende, e che già cominciamo a intravedere, si fonda infatti su carriere discontinue, in quanto improntate su competenze in costante aggiornamento. Ma la discontinuità delle carriere non può e non deve diventare sinonimo di precarietà: il sistema deve essere tale da prevedere delle tutele per il lavoratore anche nel caso si verifichino dei probabili periodi di discontinuità. Prioritaria in questo senso è allora l’education, sia intesa come formazione scolastica sia formazione continua”.
Rapporto impresa-lavoratore: un nuovo paradigma
“In primo luogo, le mansioni saranno sempre meno rigide e i sistemi di inquadramento previsti rischiano di diventare una gabbia troppo stretta rispetto all’evoluzione in corso: di fronte alla crescente automazione, la possibilità di cambiare mansione o di arricchirla, svolgendo più compiti e in modo autonomo, diventa fonte di valore sia per la produzione sia per le competenze del lavoratore. C’è poi un aspetto che riguarda luoghi e orari di lavoro, alla luce delle nuove possibili modalità di esecuzione della prestazione lavorativa. Lo sviluppo del lavoro agile implica non solo una maggior conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, ma un vero e proprio cambio di paradigma nella valutazione della prestazione stessa. Terzo elemento è quello della formazione, che diventa centrale all’interno del contratto e nelle relazioni tra impresa e lavoratore. In un mercato del lavoro che richiede un continuo aggiornamento delle competenze il lavoratore sarà sempre più indotto a concepire il periodo in cui è assunto da una impresa come un investimento anch’esso, per cui privilegerà quei luoghi in cui la formazione è garantita, sia nella forma di corsi sia di possibilità offerte direttamente nella esperienza quotidiana. La formazione, che tra l’altro è parte del welfare, non dovrà quindi essere considerata un privilegio ma uno degli elementi determinanti il rapporto di lavoro” – aggiunge Bonomi.
“Alla luce di ciò, Assolombarda sente la responsabilità e l’urgenza di non stare ferma in un momento in cui tutto è fermo. E di offrire alla comunità alcuni spunti di riflessione e di visione di lungo termine su temi chiave per la crescita delle imprese e del Paese, quali il lavoro” – conclude Bonomi.
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