Rapporto sulla Fiscalità locale: +3% nel 2014 sulle imprese milanesi Comunicato stampa

Rapporto sulla Fiscalità locale: +3% nel 2014 sulle imprese milanesi

Assolombarda presenta il 3° Rapporto sulla Fiscalità locale nei territori di Milano, Lodi e Monza e Brianza.

Bonomi (vicepresidente Assolombarda): “Ora basta, la vita delle nostre imprese e l’attrattività del nostro territorio sono seriamente a rischio”.

 

Milano, 20 marzo 2015 – Sono stati presentati oggi, presso la sede di Assolombarda, i risultati del 3° Rapporto sulla fiscalità locale nei territori di Milano, Lodi e Monza e Brianza. L’indagine di Assolombarda, che ha preso in considerazione 86 comuni della Città Metropolitana di Milano e delle province di Lodi, Monza e Brianza, analizza la pressione fiscale, esercitata su base locale, mettendo a confronto i valori delle imposte gravanti sugli immobili di impresa (uffici e capannoni industriali) quali IMU, TASI, TARI, gli oneri di urbanizzazione e l’addizionale IRPEF per quanto riguarda il suo impatto diretto sui dipendenti delle aziende.

“Ora basta, se non si cambia rotta, mettiamo seriamente a rischio la vita delle nostre imprese e l’attrattività del nostro territorio - afferma Carlo Bonomi, vicepresidente Assolombarda per Credito, Finanza, Fisco - La fiscalità locale ha ormai superato il ‘livello di guardia’ sia in termini di carico sia di complessità”.

“Da qualche anno le amministrazioni locali utilizzano la leva fiscale per far fronte a una progressiva riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato – continua Bonomi -. La diretta conseguenza è un aumento del carico impositivo fiscale, sia a livello nazionale e sia locale, che non solo frena lo sviluppo delle imprese ma talvolta ne mette a rischio la stessa sopravvivenza. Nel 2014 la pressione fiscale sulle nostre imprese è aumentata ancora del 3% mentre, se consideriamo gli ultimi tre anni gli incrementi medi subiti sono stati dell’8,7%”.

“Bisogna fare presto e agire sui numerosi nodi ancora da sciogliere tra cui la problematica dei ‘macchinari imbullonati’, senza dimenticare però che l’obbiettivo ultimo deve necessariamente essere l’esclusione da imposizione degli immobili produttivi che sono di fatto ‘strumenti di lavoro”, conclude Bonomi.

Dall’analisi emerge che, nel 2014, gli uffici hanno subito in media incrementi del + 3,5% mentre per i capannoni industriali l’aumento è stato del +2,9%. E se è vero che queste variazioni risultano più deboli rispetto a quelle rilevate nel 2013 (pari rispettivamente a + 4,1% e + 5,8%), è altrettanto vero che se consideriamo il triennio di rilevazione, dal 2012 al 2014, risulta, ad esempio, che gli uffici hanno visto aumentare la pressione fiscale complessivamente del 7,8%. Un rialzo che corrisponde a una media di importi pagati che supera i 500 euro, per un ammontare complessivo che è passato da 7.274 a 7.839 euro. Più consistente l’incremento della pressione fiscale sul capannone ‘tipo’. In questo caso, infatti, le imposte sono passate da 37.025 a 40.302 euro con un incremento medio di oltre 3.200 euro, pari all’8,8%.

Il livello della pressione fiscale per gli uffici è aumentato in 60 comuni e diminuito in 19 comuni, mentre sono 24 le amministrazioni che hanno alleggerito il carico fiscale sui capannoni industriali a fronte di un aumento in 54 comuni. Inoltre il Rapporto mette in luce che, come gli anni scorsi, i comuni con il livello di pressione fiscale più alto sono quelli di grandi dimensioni e più vicini al capoluogo lombardo: Milano, al primo posto, seguita da Cologno Monzese, Rozzano, Baranzate e Pieve Emanuele. Le amministrazioni più piccole si confermano invece le più virtuose: Liscate, Codogno, Casalpusterlengo, Rodano e, per la prima, volta Nerviano.

L’IMU è sostanzialmente stabile
L’aliquota media IMU applicata ai capannoni e agli uffici si è attestata sullo 0,97% come nel 2013. La maggior parte dei comuni nel 2014 non ha effettuato ritocchi sulle aliquote. In particolare, per gli uffici l’importo pagato è risultato mediamente uguale a quello del 2013. Per i capannoni, invece, l’importo IMU dello scorso anno è risultato dello 0,2% più basso rispetto al 2013.

La Tari diminuisce per gli uffici e per i capannoni industriali
Nell’imposta sui rifiuti, che sostituisce la TARES, si osserva un complessivo alleggerimento del carico fiscale sulle attività produttive. La TARI è diminuita, in media, dello 0,5% per gli uffici e dell’1,9% per i capannoni industriali. Tuttavia, sono stati rilevati significativi aumenti in alcuni comuni, in particolare, per gli uffici a Settala (+41%) e a Brugherio (+47%) e per i capannoni a Corbetta (+55%) e di nuovo a Brugherio (+32%).

La TASI è stata deliberata da un terzo delle amministrazioni
Questa imposta ha la funzione di finanziare i servizi indivisibili e sostituire il buco creato dall’abolizione dell’IMU sulle prime abitazioni; ciononostante molte amministrazioni hanno ritenuto di doverla applicare anche agli immobili di impresa già gravati dall’IMU. Sono 30, rispetto alle 86 analizzate, le amministrazioni che hanno deliberato un’aliquota TASI. E in media l’aliquota deliberata è risultata pari allo 0,05%. Infine dal momento che sia l’IMU sia la TASI sono calcolate sulla stessa base imponibile è necessario osservare l’impatto complessivo che ne deriva. Un impatto che per il 2014 è stato rilevante considerato che questa somma è cresciuta del 5% per gli uffici e del 4,9% per i capannoni, rispetto a quanto pagato per la sola IMU nel 2013.

Gli oneri di urbanizzazione sono lievemente aumentati
Rispetto al 2013, gli oneri di urbanizzazione sono aumentati dell’1,8% sia per gli uffici e sia per i capannoni industriali. Si deve, però, tener presente che questi oneri non sono oggetto di frequenti revisioni da parte delle amministrazioni comunali (ogni tre anni, per legge). L’anno scorso sono stati rivisti in rialzo da 9 amministrazioni.

Addizionale comunale IRPEF
È stata rilevata per l’impatto diretto sui dipendenti delle imprese che operano sul territorio. Nello specifico, l’imposta è aumentata in 15 comuni, mentre solo 3 l’hanno ridotta (+4,9% la variazione media complessiva rispetto al 2013). Solo due comuni, infine, Assago e Liscate, hanno scelto di non applicare l’addizionale ai propri cittadini.

L’indagine ha preso in considerazione, 86 Comuni della Città Metropolitana di Milano e delle province di Lodi, Monza e Brianza, selezionati in base a una combinazione di indicatori: popolazione residente (almeno 10mila abitanti), imprese (almeno 1.000) e una presenza di imprese associate ad Assolombarda. La rappresentatività del campione è significativa sia rispetto al totale delle imprese associate ad Assolombarda sia rispetto al totale complessivo di imprese presenti sul territorio. Nei comuni selezionati, che rappresentano il 34% del totale dei comuni sul territorio preso in esame, risiede infatti l’81% della popolazione totale, l’83% delle imprese associate ad Assolombarda e l’87% delle imprese operanti sul territorio.

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