Le imprese lodigiane tengono anche se il rallentamento della domanda pesa sul PIL
Focus "imprenditoria femminile": Con un tasso di occupazione delle donne al 60,3% nel 2022 (in crescita dal 59,6% del 2021), la provincia di Lodi risulta la terza provincia lombarda per occupazione femminile, dopo Milano e Monza Brianza. il 19,9% delle imprese è femminile, ossia posseduta o gestita prevalentemente da donne.
Spada: "Se per l’FMI nel biennio 2021 - 2022 l’economia italiana è cresciuta più di quella mondiale nel suo complesso, di quella dell’Euro-area, nonché della media dei paesi avanzati, molto lo dobbiamo a questo modello vincente formato da tanti “leader globali specializzati” che hanno la performance nel loro DNA."
Lodi, 4 dicembre 2023- Il lodigiano, nonostante la debolezza della domanda rallenti lo slancio, si conferma un territorio con un sistema economico reattivo. Nel 2022 record di ricavi per le 200 imprese che compongono la classifica TOP200 pari a 12,8 miliardi di euro e la somma algebrica dei loro risultati di esercizio si attesta a 709 milioni di euro. Le aziende in utile sono l’89,5% delle imprese di poco sotto all'90%, massimo storico toccato nel 2018. Inoltre, la provincia di Lodi risulta la terza provincia lombarda per occupazione femminile, dopo Milano e Monza Brianza.
È questa, in estrema sintesi, la fotografia del tessuto produttivo della provincia di Lodi che emerge dalla sesta edizione di Top200, la ricerca realizzata dal Centro Studi Assolombarda in collaborazione con PwC Italia e Banco BPM. L'analisi si basa sull’elaborazione dei bilanci 2022 delle prime 200 realtà ordinate per fatturato e sulla survey su prospettive e rischi del quadro economico, con un focus sulla componente femminile nelle imprese del territorio.
“I dati che emergono dalla ricerca del TOP200 rivelano la grande forza delle imprese lodigiane che, insieme a quelle di Milano, Monza e Brianza e Pavia, costituiscono un tessuto imprenditoriale e manifatturiero che è un modello a livello internazionale - ha dichiarato il Presidente di Assolombarda, Alessandro Spada -. Se per l’FMI nel biennio 2021 - 2022 l’economia italiana è cresciuta più di quella mondiale nel suo complesso, di quella dell’Euro-area, nonché della media dei paesi avanzati, molto lo dobbiamo a questo modello vincente formato da tanti “leader globali specializzati” che hanno la performance nel loro DNA. Un patrimonio che va assolutamente valorizzato per sostenere la crescita. Vorrei però sottolineare anche l’importanza di un altro tema fondamentale per lo sviluppo, che è l’impresa al femminile, focus dell’edizione di quest’anno del TOP200. Le imprese di Lodi e dei territori di Assolombarda registrano dati positivi, ma siamo ancora nel mezzo di un processo non ancora concluso. Il tema è certamente sociale, ma anche economico: l’Istituto Europeo per la Parità di Genere stima che la promozione della parità potrebbe portare ad un aumento del PIL del 12% a livello continentale entro il 2050. È questa la strada da seguire per diventare sempre più competitivi”.
Il quadro economico
La debolezza della domanda, nel corso di questo 2023 sta mettendo il freno all'economia del lodigiano che mostra uno slancio ridotto, tuttavia il sistema industriale è reattivo tanto che rispetto a prima della pandemia, a fine 2023 registrerà un valore aggiunto maggiore del +6,2% a differenza del -2,9% dell’industria lombarda.
La produzione manifatturiera lodigiana, nel 2022, ha ampliato l’attività del +3,9%, superando i livelli antecedenti la pandemia del +9,3%, solo di poco al di sotto del +10,8% regionale. L'export ha raggiunto i 5,4 miliardi di euro, +39,6% rispetto al 2021, +50,5% rispetto al 2019, entrambe variazioni ben più alte della media regionale :+18,9% nei confronti del 2021 e +27,3% rispetto al 2019.
Il tasso di occupazione, secondo solo a Milano è sceso leggermente al 67,7% nel 2022, lo scorso anno era al 68%. In calo il tasso di disoccupazione che ha raggiunto il 5,3% nel 2021 e il 5,1% nel 2022.
Nel 2023 la produzione manifatturiera ha segnato nel primo trimestre un +5,2% con un dato lombardo del +2,5% e nel secondo trimestre un +2,8%, più alto di quello lombardo che si attesta su un +0,5%. Anche quest'anno bene l'export con un nuovo record di 2,8 miliardi di export tra gennaio e giugno, con un incremento a valori correnti pari al +11,8% (+3,8% in Lombardia).
In questo ultimo scorcio dell’anno la fiducia delle imprese si è ridimensionata come conseguenza di un più deciso raffreddamento della domanda. Il rallentamento della domanda complessivamente sul 2023 influirà sul PIL del lodigiano che chiude l’anno con un +0,9%, al pari della Lombardia. Se si guarda ai comparti, l’industria è in calo dello -0,7%, le costruzioni dopo i rialzi degli anni precedenti flettono del -0,1%, mentre i servizi e il commercio trainano ancora con un +1,6%. Sul fronte del mercato del lavoro nel 2023 è previsto un aumento del +1,4% in termini di occupazione, un dato che supera del + 4,5% quello del 2019.
"In questi ultimi anni, nonostante le emergenze e le grandi complessità come il Covid, i conflitti internazionali e i rincari energetici, In termini di performance le imprese che compongono la TOP200 si sono strutturate e rafforzate - ha affermato Fulvio Pandini, Presidente della Sede di Lodi di Assolombarda-. Sia la soglia minima di fatturato della classifica sia la soglia massima sono difatti in forte crescita rispetto allo scorso anno. La tenuta delle imprese lodigiane è evidenziata anche dai dati raccolti dal Centro Studi di Assolombarda in cui ben oltre la metà prevede di chiudere il 2023 con un fatturato in crescita e, guardando al 2024, solo il 4% prevede una diminuzione".
Prospettive e rischi - le evidenze della survey
Le prospettive per il lodigiano rimangono di segno positivo anche per il 2024, con una stima del PIL del +0,6%, nonostante le incertezze del panorama globale e il conseguente rallentamento della crescita. A sottolineare il dato positivo, il valore aggiunto dell’industria che torna ad aumentare del +1,5%, e dall’incremento dei servizi +0,8%, a fronte di un calo dell’agricoltura (-3,2%) e delle costruzioni (-4,7%). Le stime per l’occupazione provinciale sono di un’ulteriore espansione (+0,4%).
Dall’analisi della survey condotta su un campione di 67 imprese dell’industria e dei servizi che compongono la TOP200, emerge che Il 64% delle imprese dichiara quest’anno un aumento del fatturato rispetto al 2022, il 13% si aspetta di chiudere in linea con lo scorso anno e il 22% si attende una diminuzione del fatturato. Sul fronte dei margini, il 40% delle aziende lodigiane prevede quest’anno un EBIT in crescita, un altro 42% stabile e solo il 18% in erosione.
Il sondaggio permette anche di indagare gli ostacoli riscontrati dalle imprese nel corso di quest’anno e i rischi all’orizzonte. In particolare il reperimento delle figure professionali ricercate è una criticità molto sentita dalle imprese, l’80% di queste ultime lo considera ‘rischio medio-alto’. In secondo battuta il 35 % delle imprese considera un ‘rischio alto’ il reperimento e il costo delle materie prime e componentistica (il 68% includendo anche le imprese che lo hanno definito ‘rischio medio’), così come i prezzi energetici indicati dal 28% degli intervistati (80% includendo anche il ‘rischio medio’). Un impedimento emergente sono i vincoli di natura finanziaria, per il 27% delle imprese una criticità primaria. Solo il 18% delle imprese dichiara come fattore avverso, finora, il rallentamento della domanda, diversamente da quanto osservato a livello italiano e regionale.
Nelle previsioni per il 2024 la quota di imprese che prevede un aumento si riduce al 57%, invece si amplia la percentuale delle imprese che prevede stabilità al 39% e solo il 4% indica una diminuzione.
Anche per il 2024, l’elemento più critico è il reperimento di personale adeguato alle esigenze (per la metà delle imprese), ma per il 31% degli intervistati sono in aumento i timori per il costo dell’energia così come si ampliano i vincoli finanziari, indicati dal 31% delle imprese e anche le criticità della possibile insufficienza della domanda, segnalata dal 25% delle aziende. Le difficoltà di approviggionamento di materie prime, infine, rientrano come rischio primario, scendendo al 23% dei rispondenti, sebbene rimangano un ‘rischio medio’ per numerose di esse (57%).
"Siamo davvero soddisfatti di essere a fianco di Assolombarda anche nell'edizione 2023 di TOP 200 Lodi che come di consueto ospitiamo nel nostro Auditorium. Si tratta di un appuntamento rilevante in cui approfondire la situazione e le prospettive dell'economia del nostro territorio – ha spiegato Antonio Luca Sallustio, Responsabile Direzione Territoriale Lodi, Lombardia Sud e Liguria di Banco BPM -. Del resto, il Lodigiano rappresenta da sempre un contesto socioeconomico molto importante per la nostra Banca: qui abbiamo una quota di mercato relativa agli impieghi del 15% per i privati e del 33% per le imprese, in costante crescita negli ultimi anni. Proprio a Lodi, inoltre, ha sede una delle otto direzioni in cui è articolata la rete di Banco BPM, mentre qui sul territorio opera l'Area Affari Lodi che, con 35 filiali, un Centro Imprese e l’attività quotidiana di oltre 300 colleghi, costituisce il presidio bancario più”
La classifica Top200
Le 200 maggiori imprese del lodigiano hanno ricavi record pari a 12,8 miliardi di euro, così come un nuovo massimo è la somma algebrica dei loro risultati di esercizio che si attesta a 709 milioni di euro; l'89,5% delle aziende che compongono la classifica risulta essere in utile.
Guardando le imprese nell’insieme, la distribuzione si sta postando verso le imprese medio grandi. Infatti, il 16% del totale sono piccole fino ai 10 milioni di euro di fatturato, il 63,5% fino ai 50 milioni sono medie aziende e le grandi oltre i 50 milioni incidono sul 20,5% del totale. Nel 2019 le piccole imprese pesavano il 34% del totale, le medie il 50,5%, le grandi il 15,5%.
La Top 10 e la Top 50
In cima alla classifica salgono a due le aziende sopra il miliardo di euro di fatturato: Zucchetti Group S.p.A. (Lodi), che raggiunge 1,9 miliardi di euro e Sasol Italy S.p.A. (Terranova dei Passerini), che sfiora 1,5 miliardi di euro. In terza posizione Sipcam Oxon S.p.A. (Lodi), quarta Gruppo Sodalis (Lodi Vecchio), quinta Gruppo Itelyum (Pieve Fissiraga), sesta Aperam Stainless Services & Solutions Italy S.r.l. (Massalengo), settima Inovyn Produzione Italia S.p.A. (Tavazzano con Villavesco), ottava MTA S.p.A. (Codogno), nona Ibsa Farmaceutici Italia S.r.l. (Lodi) e decima Enegreen S.p.A. (Codogno).
Di queste prime dieci aziende della TOP200, Zucchetti Group S.p.A. è l’unica ad operare nel settore dei servizi, mentre le altre 9 sono realtà industriali di queste 5 sono del settore chimico.
Le prime 50 imprese, si osserva che esse compongono da sole l’80% del fatturato dell’intero ranking, di queste 39 appartengono all’industria, in particolare al chimico (12) e all’alimentare (11), entrambi settori di forte specializzazione del territorio.
2022 e 2021: uno sguardo agli indicatori di performance
Se si prende in considerazione il campione chiuso di 177 realtà già in classifica lo scorso anno, nel 2022 il fatturato registra una crescita del +29,4%, quasi 40 punti percentuali (+39,7%) rispetto al 2019 pre-Covid. 4 imprese su 5 vedono un aumento del proprio fatturato annuo, mentre il restante 20% chiude l’esercizio in diminuzione.
Per le 200 aziende in classifica, la redditività è elevata e in crescita: l’EBIT mediano sui ricavi aumenta dal 4,7% al 4,8% e il ROE mediano dal 10,3% all’11,7%, nuovo massimo della seria storica.
Infine, la quota di aziende in utile nel 2022 si attesta all’89,5%, meglio che nel 2021 (89%), prossima ai massimi storici (90% nel 2018).
La redditività misurata dall’EBIT
Le 50 principali società della “TOP” per margini vantano un EBIT in rapporto al fatturato maggiore del 10% (fino a un massimo di oltre il 60%). Nelle prime 5 posizioni della classifica, si trovano Unison S.r.l. (con una incidenza del 61,06%), seguita da Tai Milano S.p.A. (40,60%), Audiolux S.r.l. (32,55%), G.B. & Partners progetti e servizi immobiliari S.r.l. (32,17%) e Enegreen S.p.A. (30,85%). I risultati sono indipendenti dalla dimensione aziendale, infatti le 50 aziende analizzate hanno ricavi compresi in un range molto ampio, da 8 milioni a 1,9 miliardi di euro (quello della top azienda per fatturato).
"La crescita del territorio del lodigiano passa anche attraverso la gestione sempre più consapevole dei fattori ESG, - ha affermato Fabio Chierico, Partner PwC Italia- le tematiche legate all’innovazione e alla sostenibilità in generale, oramai strutturate e articolate secondo le migliori prassi. C’è ancora molto da fare. È fondamentale non sottovalutare l’importanza di questi aspetti, che alla luce delle nuove politiche nazionali e UE diventeranno sempre più rilevanti e dovranno essere integrati nell’innovazione di prodotto e processo ma anche nella gestione dei progetti che andranno misurati secondo indicatori specifici, e comunicati in modo completo, comparabile e trasparente”.
La classifica dei primi 5 comuni per fatturato
Le aziende della Top200 si concentrano in 43 comuni, sui 61 totali, della provincia di Lodi. In particolare, quasi un terzo di esse (64) ha sede in soli due comuni: Lodi (39) e Codogno (25). In termini di fatturato, il comune di Lodi è il primo con 4,3 miliardi di euro (il 34% del fatturato complessivo della TOP200), segue Terranova dei Passerini con 1,5 miliardi (il 12%), Codogno con 968 milioni (il 7%), Lodi Vecchio con 846 milioni (il 7%) e Pieve Fissiraga con 806 milioni (il 6%). Questi 5 comuni rappresentano, così, quasi il 66% dei ricavi della Top200: 8,4 miliardi di euro sui 12,8 totali.
Il focus tematico: l'impresa al femminile
Con un tasso di occupazione delle donne al 60,3% nel 2022 (in crescita dal 59,6% del 2021), la provincia di Lodi risulta la terza provincia lombarda per occupazione femminile, dopo Milano e Monza Brianza.
Secondo i dati più recenti del Registro della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, nel lodigiano il 19,9% delle imprese è femminile, ossia posseduta o gestita prevalentemente da donne. La percentuale è cresciuta leggermente negli ultimi anni (era 19,5% nel 2019) e risulta di poco superiore alla media lombarda (19,7%), ma è sensibilmente inferiore a quella nazionale (22,8%).
Il Centro Studi di Assolombarda, nell’analizzare il focus sulle “imprese al femminile” si è concentrato sulle sole società di capitali, attive e con almeno 2 milioni di euro di fatturato nel 2022, per un totale di 492 realtà lodigiane e di queste risultano femminili il 9,3%, quindi nelle imprese più strutturate l’incidenza risulta assai ridotta rispetto al totale dell’economia territoriale.
L’analisi approfondisce poi gli aspetti di proprietà e di gestione.
Per quanto riguarda la proprietà, emerge una presenza diffusa e tutto sommato elevata di donne nelle società. Nel dettaglio, il 39% delle imprese coinvolte nella ricerca ha almeno una donna tra i soci, e la maggioranza del capitale è rosa in un quarto di queste. Inoltre, le donne socie, in media, detengono il 37,5% del capitale, con quote più elevate nel caso di Società a responsabilità limitata, di piccole imprese (con dipendenti compresi tra 10 e 49) e nell’industria e costruzioni.
Nella gestione dell’impresa, una ogni tre ha almeno una donna che siede nei vertici della governance, ma, in queste realtà, su oltre milletrecento cariche, tra amministratori e membri del Consiglio di Amministrazione, solo il 20,9% è detenuto da donne. Questa incidenza sale al 28,4% per i consiglieri con poteri secondari. Scende invece nelle posizioni apicali: al 17,3% e al 13,9% rispettivamente per le cariche di Amministratore Delegato e di Amministratore Unico, e all’11% con riferimento al Presidente del C.d.A. Così come per la proprietà anche per la gestione si osserva una maggiore presenza femminile nelle piccole imprese (è rosa il 23,1% delle cariche totali) e nelle S.r.l. (21,3%), mentre a livello di settori, sono i servizi a mostrare la maggiore presenza femminile.
Da questa analisi emerge, dunque, un quadro in cui la presenza di donne nelle imprese di Lodi è tendenzialmente elevata se si considera la proprietà, anche se la situazione non è ancora paritaria, e più ampia nelle piccole imprese rispetto che nelle medie e nelle grandi aziende. Al contrario, il divario è ancora ampio nella gestione e si allarga ulteriormente man mano che si sale verso i massimi vertici.
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