2016: cresce il numero di occupati. Milano e Lombardia già oltre il pre-crisi
Presentato oggi l'11° rapporto "Il lavoro a Milano", realizzato da Assolombarda, CGIL, CISL, UIL. L'occupazione a tempo indeterminato traina la crescita: + 2,4% in Lombardia e + 1,9% in Italia
Milano, 16 maggio 2017 – Il 2016 ha registrato un aumento del numero di occupati rispetto al 2015: +1,7% in Lombardia e + 1,8% nel territorio di Milano, Monza e Lodi, importante area economica dove si concentrano quasi 2 milioni di lavoratori. In particolare, è l’occupazione a tempo indeterminato ad aver trainato la crescita: + 1,9% a livello italiano e + 2,4% in Lombardia.
È quanto emerge da “Il Lavoro a Milano”, il rapporto annuale realizzato da Assolombarda, CGIL, CISL E UIL e curato dai rispettivi Centri Studi che raccoglie i dati sul mercato del lavoro e ne traccia l’andamento. Quest’anno il focus del rapporto, giunto all’11° edizione, è il welfare aziendale di cui viene fornito un quadro generale tratto dalle attività di monitoraggio degli accordi stipulati in Assolombarda e da una survey svolta tra le aziende.
Il 2016 fa registrare miglioramenti anche sotto il profilo della disoccupazione, in calo per il secondo anno consecutivo. Anche da questo punto di vista Milano e la Lombardia fanno meglio del resto del Paese registrando, rispettivamente, -7,6% di disoccupati (pari a 13mila milanesi) e -4,9% pari a (18mila lombardi). A livello italiano, invece, i 21mila disoccupati in meno pesano un – 0,7%.
Il tasso di disoccupazione, pur rimanendo troppo elevato, è sceso in particolare nella fascia di età 15-24 anni: -5,4% a livello italiano e -6,9% a livello lombardo. Inoltre considerando la popolazione di pari età si è ridotto anche il numero dei Neet (Not in education, employment or training), la cui quota è scesa sotto il 20% in Italia anche grazie al calo già registrato nel 2015. Mentre in Lombardia la diminuzione, che si è concentrata negli ultimi 12 mesi, è più consistente: quasi 20mila in Lombardia (-11,1%) e, in termini assoluti, quasi 100mila Neet in meno in Italia nel 2016 (-7,7%).
L’aumento del numero di occupati nel 2016 ha anche contribuito al recupero dei livelli occupazionali pre-crisi, che però procede a velocità diverse. La Lombardia e Milano, infatti, hanno già raggiunto e superato il numero di occupati del 2008, mentre l’Italia non ha ancora raggiunto l’obiettivo. Ma il buon andamento del 2016 non basta a ridurre il gap con l’Europa. Le regioni tedesche (Bayern e Baden Württemberg), che già nel 2008 erano più avanti, sono ulteriormente cresciute durante la crisi scavando un solco che ormai supera i 10 punti percentuali rispetto alla soglia di recupero di Milano e della Lombardia. La Cataluňa, unico tra i motori d’Europa che attualmente precediamo, recupera terreno e cresce al doppio del ritmo di Milano e della Lombardia.
“Milano e la Lombardia guidano la crescita del mercato del lavoro, registrando nel 2016 un trend favorevole sia per l’aumento dell’occupazione e sia per il calo del tasso di disoccupazione giovanile che, sebbene ancora troppo elevato, è comunque in discesa – ha sottolineato Mauro Chiassarini, Vicepresidente di Assolombarda con delega al Lavoro e all’Occupazione –. Un risultato che lascia intendere la stretta correlazione tra crescita economica e sviluppo dell’occupazione. Ora occorre che un territorio importante come quello costituito dalla città metropolitana di Milano e le province di Monza Brianza e Lodi, dove sono attive 380mila imprese che danno lavoro ad oltre 2 milioni di addetti, recuperi il divario con i motori d’Europa. D’altra parte Milano ha tutte le carte in regola per riuscirci: il Pil di quest’area è già tornato al di sopra del livello pre-crisi (+1,2%)”.
“Il lavoro a Milano mostra segnali di ripresa occupazionale, cui non corrisponde un’equivalente incremento della ricchezza e dei redditi – ha commentato Massimo Bonini, Segretario Generale CGIL - Camera del Lavoro Metropolitana di Milano –. I dati descrivono una realtà a forte vocazione manifatturiera, che la crisi ha rischiato di indebolire senza, tuttavia, smarrire i caratteri originari. Per questo serve un’attenzione particolare per favorire investimenti e innovazione, nonché un programma straordinario di formazione, anche in riferimento all’industria 4.0. Le misure su welfare, gestione dei tempi, condivisione degli obiettivi, descrivono un apprezzamento che richiama il bisogno di partecipazione, di interventi sull’organizzazione del lavoro capaci di valorizzare la creatività, l’autonomia e la crescita professionale”.
“La ricerca mostra qualche segnale positivo, sia per l’aumento dell’occupazione in generale, sia per la diminuzione della disoccupazione giovanile, che resta comunque elevata – ha affermato Danilo Galvagni, Segretario Generale CISL Milano Metropoli -. La situazione nel milanese è migliore che nel resto d’Italia, ma non può essere una consolazione, anche perché i nostri competitors europei viaggiano più velocemente. In realtà, la crisi non ha esaurito i suoi effetti: giovani e over 50 sono quelli che soffrono di più. Per sostenerli nella ricerca di un impiego o di una ricollocazione, bisogna puntare sul potenziamento del canale dell’alternanza scuola-lavoro e delle politiche attive per il lavoro: due strumenti importanti, da implementare meglio. Apprezziamo l’interesse delle imprese per il welfare, che deve però essere contrattato, per rendere più efficaci i processi produttivi e coinvolgere i lavoratori. Bisogna anche favorire la contrattazione territoriale, per includere le realtà piccole e medie, oggi molto attive nella rete dell'indotto, e il sistema delle cooperative”.
"Welfare aziendale è un'occasione importante di contrattazione aziendale e dobbiamo fare in modo che la contrattazione, ancora posizionata sulle medie e grandi aziende diventi più capillare e riguardi anche le piccole e micro imprese che sono anch'esse tessuto vitale del nostro territorio milanese e lombardo" ha dichiarato Danilo Margaritella, Segretario Generale UIL Milano e Lombardia.
Dal rapporto emerge poi il crescente interesse del mondo delle imprese verso il welfare, inteso come insieme di benefit, servizi e misure che l’azienda rende disponibili ai propri dipendenti per migliorarne la vita privata e lavorativa. Le politiche di contenimento del welfare pubblico hanno generato un crescente bisogno di prestazioni integrative, in particolare nel campo della previdenza e dell’assistenza sanitaria e nei servizi a favore della famiglia. Anche grazie alle agevolazione previste dalle leggi di Stabilità 2016 e 2017 sempre più imprese affiancano alla retribuzione strumenti non monetari per perseguire obiettivi di fidelizzazione, motivazione e attrazione delle risorse umane.
Un’indagine condotta tra le imprese associate ad Assolombarda evidenzia che, nel 2016, quasi 3 aziende su 10 (27%) ha già adottato iniziative di welfare mentre il 32% pensa di farlo. La survey, inoltre, mette in luce le misure più diffuse e più gradite; tra queste: buoni pasto, la mensa aziendale, l’assistenza sanitaria e la previdenza integrativa, la flessibilità oraria e lo smartworking.
Alla presentazione del rapporto, tenutasi oggi presso la Sala Camerana di Assolombarda, è intervenuto Michele Angelo Verna, Direttore Generale di Assolombarda che ha aperto i lavori. Seguito dagli interventi di Andrea Fioni, referente mercato del lavoro del Centro Studi di Assolombarda che in rappresentanza del gruppo di lavoro congiunto ha presentato i risultati della ricerca; Luca Pesenti, docente di “Soggetti regole e strumenti del welfare” della Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; Stefano Miglietta, direttore del personale di Zambon Italia; e Paolo Filippi, hr manager del Gruppo Cimbali.
La successiva tavola rotonda ha visto, invece, la partecipazione di Danilo Galvagni, Segretario Generale CISL Milano Metropoli; Massimo Bonini, Segretario Generale CGIL - Camera del Lavoro Metropolitana di Milano; Danilo Margaritella, Segretario Generale UIL Milano e Lombardia; Massimo Bottelli, Direttore Settore Lavoro Welfare e Capitale Umano Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza.
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