10.03.2022 - Conflitto Russia Ucraina: il rialzo delle materie prime - Analisi
Lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina aggiunge ulteriori tensioni sui mercati delle materie prime, già fortemente sollecitati dai rincari che hanno caratterizzato la ripresa post pandemia.
Con l’inizio del conflitto armato, considerato l’importanza della Russia come fornitore globale di risorse naturali, si assiste a un nuovo shock nei prezzi medi sia delle materie prime energetiche (tra il 24 febbraio e il 9 marzo rispetto alle settimane precedenti di febbraio gas +106%, petrolio +22%), sia delle non-energetiche, in particolare del frumento (+48%), del mais (+16%), del legno (+21%) e di alcuni metalli (tra questi, nichel +40%, acciaio +17%, alluminio +15%) (Tabella 1).
L’impatto dei rialzi delle quotazioni sulle imprese è ingente: se permangono i prezzi attuali1, stimiamo per il 2022 una bolletta energetica pari a 11,5 miliardi di euro per il manifatturiero lombardo, a confronto con i 8,3 miliardi stimati prima della guerra e, soprattutto, con un livello nel 2019 inferiore ai 2 miliardi.
Gas, energia elettrica e petrolio
Il gas naturale è la materia prima con il più rilevante rincaro, pari al +105,9% nel periodo 24 febbraio-9 marzo 2022 (rispetto alle prime tre settimane di febbraio) e superando i 200 euro per MWh, un livello superiore anche al picco di dicembre 2021 (Grafico 1). Infatti, la reazione dei mercati all’avvio del conflitto si inserisce in un contesto già di forte rialzo: nelle prime tre settimane di febbraio il prezzo del gas naturale europeo era sopra il pre Covid (gennaio 2020) del +579,6%.
Le tensioni derivanti dal conflitto, inoltre, hanno fatto schizzare in alto non solo il prezzo spot del gascma anche il prezzo del future a 6 mesi, che hanno toccato rispettivamente i 227 e i 199 €/MWh (picco 7 marzo 2022). I prezzi spot e i prezzi future si muovono ora allineati quindi, diversamente dagli ultimi mesi del 2021, i mercati non sembrano attendersi sostanziali ribassi nei prossimi mesi (Grafico 2).
Il trasferimento delle quotazioni del gas sull’energia elettrica è automatico: +66,4% il prezzo del PUN (Prezzo Unico Nazionale energia elettrica) italiano dallo scoppio del conflitto. Anche in questo caso, il rincaro si va a sommare alla tendenza già in aumento del +332,8% registrato nelle prime tre settimane di febbraio 2022 rispetto al pre Covid (Grafico 3).
Sul fronte energia, infine, il prezzo del petrolio è aumentato del +22,2% (variazione calcolata in euro) dallo scoppio del conflitto sfondando la quota dei 100 dollari al barile (128$/barile all’8 marzo 2022), dopo avere già accumulato un +43,1% rispetto al pre Covid (Grafico 4).
L’impatto dei rialzi delle quotazioni sulle imprese è ingente: se permangono i prezzi attuali2, stimiamo per il 2022 una bolletta energetica pari a 11,5 miliardi di euro per il manifatturiero lombardo, a confronto con i 8,3 miliardi stimati prima della guerra e, soprattutto, con un livello nel 2019 inferiore ai 2 miliardi.
Cereali e legno
Russia e Ucraina occupano, rispettivamente, la terza e la seconda posizione tra i fornitori mondiali di cereali. Lo scoppio della guerra ha avuto dunque un impatto consistente sui prezzi di alcuni prodotti agricoli come il frumento (+47,5% nel periodo 24 febbraio-9 marzo) e il mais (+16,2%), già aumentati rispetto al periodo pre Covid del +36,2% e +63,0%.
L’andamento del prezzo del legno, invece, ha seguito una traiettoria caratterizzata da ampia volatilità: da fine 2021, dopo aver riassorbito il picco raggiunto nel maggio 2021, le quotazioni sono tornate a salire velocemente fino a raggiungere livelli quasi tre volte superiori al periodo pre Covid (+179,4% nelle prime tre settimane di febbraio rispetto a gennaio 2020). Con lo scoppio della guerra, l’ulteriore incremento è stato pari al +20,6%.
Metalli ferrosi
Essendo la Russia il quinto esportatore mondiale di ferro e acciaio, non sorprende l’aumento anche dei metalli ferrosi. L’acciaio ha subìto un rincaro del +16,6% dall’inizio della guerra, in controtendenza rispetto a quanto registrato nei mesi precedenti, quando il picco di metà 2021 sembrava avviarsi verso un graduale riassorbimento (Grafico 6).
Il prezzo del minerale di ferro, in risalita da inizio 2022 (+48,8% a febbraio rispetto al pre Covid), registra un incremento del +7,3% dal 24 febbraio (Grafico 7).
Metalli non ferrosi
Per quanto riguarda i metalli non ferrosi, la Russia spicca come primo fornitore mondiale di nichel, che infatti segna un balzo del +40,3% (Grafico 8) da inizio conflitto, un aumento che si inserisce in un trend già in crescita (+72,7% a febbraio 2022 rispetto al pre Covid).
Anche il prezzo dell’alluminio registra una tendenza simile, con un rialzo del +14,7% dallo scoppio del conflitto che si aggiunge a un incremento del +78,0% rispetto al pre Covid.
Il rame, dopo una fase di stabilizzazione che negli ultimi mesi lo ha portato su livelli attorno al +60% rispetto al pre Covid, cresce del +5,5%.
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- Stime basate su elaborazioni nazionali del Centro Studi Confindustria, secondo il quale la bolletta energetica della manifattura salirà a 51 miliardi nel 2022, cifra più alta dei 37 stimati prima della guerra e abbondantemente sopra gli 8,1 miliardi del 2019.
- Stime basate su elaborazioni nazionali del Centro Studi Confindustria, secondo il quale la bolletta energetica della manifattura salirà a 51 miliardi nel 2022, cifra più alta dei 37 stimati prima della guerra e abbondantemente sopra gli 8,1 miliardi del 2019.
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