05.04.2022 - Conflitto Russia-Ucraina: l’impatto sulle prospettive di crescita dell’Italia - Analisi

Il conflitto tra Russia e Ucraina sottrae alla crescita dell’economia italiana tra 1,2 e 2,2 punti percentuali, portando il PIL del 2022 dal +4% stimato in precedente a sotto al 3%, o addirittura al 2%, a seconda delle stime. La forbice di previsione rimane ampia a causa dell’estrema incertezza che continua a caratterizzare lo scenario geopolitico. Si allontana così il recupero dei livelli di attività pre Covid, da questa primavera all’inizio del 2023.

I canali di impatto in azione sono molteplici e sono attesi dispiegare il massimo effetto nella prima metà di quest’anno, nell’ipotesi che il conflitto armato si esaurisca entro tale data: dall’ulteriore rincaro delle commodity energetiche e non che spinge l’inflazione in Italia tra il +5% e il +6% in media annua per il 2022, agli scambi commerciali frenati, alle problematiche nelle catene di approvvigionamento, alla volatilità nei mercati finanziari, agli effetti sulla fiducia.

Tutte le componenti del PIL italiano rallentano nel 2022 e subiscono una revisione al ribasso più forte a causa del mutato contesto: le esportazioni sono attese in deciso rallentamento (+3/+4% circa da +13,3% nel 2021), i consumi delle famiglie italiane si prevedono deboli (+2/+4% circa da +5,2% nel 2021) dopo il già parziale recupero dei valori pre Covid e con disuguaglianze crescenti, gli investimenti delle imprese perderanno vigore (+4,5%/+6% circa da +17% nel 2021) dopo essere stati il traino principale della performance nazionale nel 2021 e aver già superato ampiamente i livelli del 2019.

Il conflitto tra Russia e Ucraina taglia tra 1,2 e 2,2 punti percentuali le stime di crescita dell’Italia nel 2022

La guerra iniziata il 24 febbraio scorso con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sta avendo un impatto immediato sulle prospettive macroeconomiche dell’Italia, e più in generale dell’Europa e a livello globale. In particolare, oggi, i previsori nazionali e internazionali disegnano per l’Italia un profilo di crescita nel 2022 fortemente al ribasso rispetto alla stima del +4% su cui convergevano solo pochi mesi fa, tra la fine del 2021 e l’inizio di quest’anno, e che seguiva al +6,6% di eccezionale ripresa nel 2021.

La forbice delle previsioni è piuttosto ampia. Ad oggi, infatti, ogni esercizio di previsione è estremamente complesso e poggia su ipotesi che si caratterizzano per elevata incertezza sia nella durata del conflitto sia nella intensità e pervasività dei canali di trasmissione all’economia, dallo shock sui prezzi dell’energia e delle altre commodity, alle turbative nel commercio globale per effetto delle sanzioni, alle problematiche nelle catene di approvvigionamento e produzione, alla volatilità nei mercati finanziari, agli effetti sulla fiducia. Negli scenari attuali gli effetti maggiori sono concentrati nella prima metà del 2022, limite temporale entro il quale si ipotizza perlomeno la fine del conflitto armato. In ogni caso, al di là di come evolverà la guerra, è verosimile attendersi che l’impatto economico durerà più a lungo attraverso questi canali di trasmissione. Inoltre, negli scenari incide anche il fattore Covid che a livello globale si è stabilizzato, ma non è scomparso.

Nello specifico, citando in ordine cronologico le più recenti stime formulate tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, quindi a più di un mese dallo scoppio del conflitto, la previsione di crescita del PIL dell’Italia nel 2022 è del +3,1% secondo Standard&Poor’s, +2,9% secondo Oxford Economics, +2,2% secondo Prometeia, +1,9% secondo il Centro Studi di Confindustria 1.

Considerando che la crescita già acquisita dal 2021 (ossia quella che si otterrebbe nel 2022 in presenza di una variazione congiunturale nulla nei trimestri dell’anno) è pari al +2,3%, significa che il 2022 non aggiungerà crescita; anzi, nella previsione del Centro Studi di Confindustria potrebbe essere vero il contrario.

L’ordine di grandezza dell’impatto della guerra ai confini dell’Europa si muove, dunque, per l’Italia tra 1 e poco più di 2 punti percentuali di PIL in meno in un solo anno. Il ritorno dell’economia nazionale sui livelli pre pandemia è così ritardato da questa primavera a, nell’ipotesi peggiore al momento, l’inizio del 2023.

Tabella 1 - Previsioni di crescita del PIL italiano nel 2022

Ovviamente, se la guerra si protraesse per tutto il 2022 o, quanto meno, i prezzi di gas e petrolio rimanessero fino alla fine dell’anno sui livelli medi registrati nel primo mese di guerra, l’impatto economico sarebbe ancora più pesante: secondo il Centro Studi di Confindustria questo scenario ridurrebbe la dinamica 2022 del PIL italiano di un ulteriore 0,3%. Nelle simulazioni di Oxford Economics, uno scenario più avverso che include anche un’interruzione della fornitura di gas all’Europa per sei mesi, taglierebbe la stima di altri 2 punti percentuali circa.

Alla crescita economica ridimensionata per il 2022 si affianca un forte rialzo delle attese di inflazione, spinta principalmente dai prezzi dei beni energetici (ma non solo). In questo caso le stime per l’anno in corso paiono più similari tra Istituti e sono comprese, in Italia, tra il +5% (stima Prometeia) e il + 6% (+5,8% per esattezza la stima di Oxford Economics e + 6,1% quella del Centro Studi di Confindustria).

Tutte le componenti del PIL rallentano, più delle attese a causa del conflitto

Analizzando più nel dettaglio le previsioni, tutte le componenti del PIL italiano frenano nel 2022 rispetto all’anno precedente e, soprattutto, più delle attese formulate prima del conflitto.

In particolare, le esportazioni sono attese in deciso rallentamento dopo il robusto rimbalzo del 2021 pari al +13,3%, tra il +3% e il +4% nel 2022 a seconda delle stime, più che dimezzate rispetto a prima del conflitto (per esattezza: +4% secondo Oxford Economics, +3,5% secondo Prometeia, +2,8% secondo il Centro Studi di Confindustria).

La fiammata inflazionistica in corso taglierà poi la spesa delle famiglie e gli investimenti delle imprese, minandone la fiducia e riducendone il potere d’acquisto.

Per quanto riguarda le famiglie, i consumi sono previsi in crescita di appena il 2% circa secondo il Centro Studi di Confindustria e Prometeia (rispettivamente +1,7% e +2%, stime circa dimezzate rispetto a fine 2021) e del +3,7% secondo Oxford Economics: in ogni caso, si tratta di un ridimensionamento che si somma al già modesto recupero, ancora sotto i livelli pre Covid nonostante il rimbalzo nel 2021 (+5,2% rispetto al 2020, ma -5,8% rispetto al 2019).

Considerando poi che energia e beni alimentari sono spese difficilmente comprimibili, va anche sottolineato che più colpite saranno le famiglie a basso reddito, con un conseguente preoccupante pericolo di innalzamento delle diseguaglianze.

Anche gli investimenti delle imprese sono attesi perdere vigore nel 2022, dopo il boom del +17% nel 2021 che aveva permesso di superare ampiamente i valori antecedenti la pandemia (+6,4% nel 2021 rispetto al 2019) e, dunque, di fungere da traino per la ripartenza dell’economia italiana. Le stime per il 2022 variano tra il +4,5% e il +6% circa (+4,5% Centro Studi di Confindustria, +5,7% Oxford Economics, +6,1% Prometeia). Il contributo maggiore continuerà a provenire dagli investimenti in costruzioni ma anche da quelli in impianti e macchinari. La debolezza degli investimenti è attesa essere circoscritta alla prima metà dell’anno, all’apice dell’incertezza e dei rincari delle commodity. In positivo, il PNRR continuerà ad agire a sostegno degli investimenti.

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  1. Il Centro Studi di Confindustria, nel Rapporto di Previsione ‘L’economia italiana alla prova del conflitto in Ucraina’ presentato il 2/4/22 assume che: da luglio 2022 la guerra finisca o comunque si comincino a ridurre l’incertezza e le tensioni sui prezzi energetici (Brent in media 2022 a 106 $ (da 71 del 2021), gas europeo a 122 € (da 47 nel 2021)); la diffusione del Covid rimanga contenuta; l’Italia centri gli obiettivi del PNRR nei tempi previsti nonostante il quadro peggiorato; il razionamento dell’energia per il settore produttivo è escluso.