The Future of Jobs 2018
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Il futuro del lavoro nel report annuale del World Economic Forum.
L'edizione 2018 del rapporto The Future of Jobs, recentemente pubblicata dal World Economic Forum, presenta l'evoluzione del mercato del lavoro per gli anni 2018-2022 come percepita da manager e imprenditori[1] di 313 imprese globali, che in totale occupano oltre 15 milioni di lavoratori.
Quali gli sviluppi tecnologici?
Sono quattro, in particolare, gli sviluppi tecnologici destinati a dominare nel breve periodo: internet ad alta velocità, intelligenza artificiale, analisi dei big data, cloud.
La maggior parte delle imprese punta su analisi dei big data, internet of things, e-commerce e cloud computing:
L’opinione più diffusa è che invece nel medio periodo rimarrà piuttosto contenuto il ricorso ai robot umanoidi, ma questo non significa che la robotica più in generale (dagli impianti robotizzati ai droni aerei completamente automatizzati) non avrà un significativo sviluppo, anche da un punto di vista commerciale.
Quali effetti sul lavoro?
Potrebbe cambiare la geografia di produzione, distribuzione e catene del valore: quasi 6 aziende su 10 tra quelle intervistate nel rapporto prevedono la possibilità, da qui al 2022, di effettuare cambiamenti sotto questi punti di vista.
I fattori importanti per la decisione risultano le competenze della forza lavoro locale (74% delle risposte) e il costo del lavoro (64%), mentre contano meno flessibilità delle leggi sul lavoro e prossimità di materie prime.
Sono destinate a cambiare le tipologie di lavoro: quasi il 50% delle aziende si aspettano che l'automazione ridurrà, entro il 2022, la forza lavoro a tempo indeterminato basata sugli attuali profili, ma il 38% si aspetta di aumentare gli organici figure più produttive e più di un quarto si aspetta che l'automazione possa creazione nuovi ruoli.
Nell’ambito dei lavori esistenti si sta espandendo la quota di ore svolta dalle macchine: nei 12 settori considerati dalla ricerca dal 29% del 2018 si potrebbe arrivare al 42% nel 2022:
Una nota positiva riguarda invece la comparsa di nuove professioni che dovrebbero compensare lavori in declino. In tutti i settori, entro il 2022, la crescita nelle professioni emergenti è destinato ad aumentare la propria quota dell'occupazione dal 16% al 27% (+11 punti percentuali) a fronte di una diminuzione della quota dei ruoli in declino dal 31% al 21% attualmente (-10 punti percentuali).
Quali sono i profili in ascesa?
I ruoli emergenti della domanda da qui al 2022 sono i data analyst e data scientist, gli sviluppatori di software e applicazioni, gli specialisti di e-commerce e social media: tutti lavori connessi allo sviluppo delle tecnologie.
Ci si aspetta che crescano anche i ruoli che sfruttano le abilità "umane", come addetti al servizio clienti, vendite e marketing, professionisti, formazione e sviluppo, persone e specialisti in sviluppo culturale e organizzativo, così come i responsabili dell'innovazione.
Dovrebbe crescere anche la domanda di alcuni ruoli specialistici completamente nuovi relativi a capire e sfruttare le tecnologie emergenti: specialisti dell'apprendimento automatico, specialisti di Big Data, esperti di automazione dei processi, analisti di sicurezza delle informazioni, progettisti di prodotti che implicano un’interazione uomo-macchina, robotica, ingegneri e specialisti Blockchain.
Adeguare le competenze, ma come?
Entro il 2022, non meno del 54% di tutti i dipendenti richiederanno una riqualificazione, in molti casi significativa. Di questi, circa il 35% dovrebbe richiedere ulteriori formazione fino a sei mesi, il 9% richiederà una ampia riqualificazione da sei a 12 mesi, mentre il 10% richiederà formazione professionale aggiuntiva di oltre un anno.
Le aziende intendono colmare le lacune di competenze in tre modi principalmente in tre modi: attraverso nuove assunzioni di personale già in possesso di competenze utili alle nuove tecnologie, cercando di automatizzare tali lavori o riqualificando i dipendenti esistenti.
Dalle risposte raccolte tra gli imprenditori l’offerta di riqualificazione potrebbe concentrarsi sugli impiegati ad alte prestazioni più che sui dipendenti a rischio nei ruoli più colpiti dalle innovazioni tecnologiche. Paradossalmente, quindi, quelli che hanno più bisogno di riqualificazione e aggiornamento è meno probabile fruiranno della formazione necessaria.
La crescita a medio e lungo termine in un clima di stabilità sociale passa necessariamente attraverso la formazione continua e investimenti in capitale umano, quindi è fondamentale il ruolo di politici, legislatori e formatori per provvedere al miglioramento dei sistemi di istruzione e formazione, l'aggiornamento delle politiche del lavoro alla nuova realtà creata dalla quarta rivoluzione industriale.
Per ulteriori approfondimenti, il rapporto completo è disponibile qui.
[1] tra di loro nessun italiano: sono rappresentati Argentina, Australia, Brasile, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Giappone, Messico, Filippine, Federazione Russa, Singapore, Sud Africa, Corea del Sud, Svizzera, Thailandia, Regno Unito, Stati Uniti e Vietnam
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