Taxing Wages (Ocse): nel 2021 il cuneo fiscale in Italia risale al 46,5%, dal 46% del 2020
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Report annuale OCSE.
La graduatoria dei Paesi per cuneo fiscale
L’Ocse ha diffuso il rapporto ‘Taxing wages 2022’ (riferito all’anno 2021) dedicato al cuneo fiscale, da cui emergono i differenziali esistenti tra i 36 Paesi che fanno parte dell’Organizzazione. Il cuneo fiscale misura la differenza tra il costo del lavoro per il datore di lavoro e la corrispondente retribuzione netta del lavoratore. Tale cuneo è la somma di due principali componenti: l’imposta sul reddito delle persone fisiche da un lato e i contributi previdenziali dall’altro. Il dipendente si fa carico dell’imposta e di parte dei contributi previdenziali, il datore di lavoro della restante parte dei contributi previdenziali.
Il calcolo viene effettuato applicando le normative fiscali e previdenziali vigenti nel 2021 alla retribuzione media determinata per ogni Paese*.
Nel grafico seguente viene riportata la graduatoria dei Paesi relativa al cuneo fiscale (in percentuale sul costo del lavoro) di un lavoratore senza carichi familiari:
In media l’incidenza di oneri e tasse a carico di imprese e lavoratori nei 36 paesi si colloca al 34,6%, ma le differenze sono molto significative: si va dal 7% del Cile a oltre il 52,6% per il Belgio.
L’Italia si colloca nelle prime posizioni: nel nostro Paese un lavoratore standard single e senza figli a carico è sottoposto a un cuneo fiscale del 46,5%. La percentuale è composta per il 15,3% di imposte personali sul reddito e per 31,2% di contributi previdenziali che ricadono in parte sul lavoratore (7,2%) e in parte sul datore di lavoro (24,0%).
Il quinto posto dell’Italia, stabile rispetto allo scorso anno nonostante l’aumento di 0,5 punti percentuali, è un gradino sotto il quarto posto della Francia (47,0%) e tre sotto la Germania (48,1%). Il quarto Paese per importanza dell’Area Euro, la Spagna, è posizionata molto più in basso nella graduatoria, al 16° posto con il 39,3%.
La determinazione del netto in busta paga
Il cuneo fiscale può essere riproporzionato calcolando il suo ammontare in rapporto alla retribuzione netta, anziché in percentuale del costo del lavoro. La situazione dell’Italia e dei suoi tre principali concorrenti dell’Area Euro è quella rappresentata nel grafico a fianco.
Se in Germania il cuneo fiscale quasi equivale il netto in busta percepito dal lavoratore, in Italia e Francia la situazione è migliore solo di poco. Tra i quattro Paesi è la Spagna a distinguersi, grazie a oneri fiscali e previdenziali che, sommati, si fermano al 65% del valore del salario erogato al lavoratore.
Pur al primo posto, inoltre, va notato che la Germania mostra una quota di oneri a carico dell’impresa pari alla metà di quella dovuta dal lavoratore.
Fonte: elaborazione Centro Studi Assolombarda su dati Ocse
Il grafico successivo riporta la graduatoria dei Paesi riordinati in funzione decrescente del costo del lavoro (relativo alla retribuzione media del Paese, che l’OCSE prende a riferimento per il confronto) espresso in euro correnti (valute convertite con tasso di cambio medio del 2021) e mette in evidenza la retribuzione (in azzurro) al netto del cuneo fiscale (rosso).
Fonte: elaborazione Centro Studi Assolombarda su dati Ocse
* Per l’Italia la retribuzione media utilizzata viene calcolata sulla base delle rilevazioni Oros dell’ISTAT (che producono informazioni trimestrali sull’andamento di occupazione, retribuzioni e oneri sociali nelle imprese con dipendenti), utilizzando anche dati amministrativi di fonte Inps.
Il report completo è disponibile al seguente LINK.
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