Skills Outlook Scoreboard - Prosperare in un mondo digitale

Rapporto OCSE.

In sintesi

La digitalizzazione è in grado di contribuire ad aumentare la produttività di un paese e migliorare il benessere della sua popolazione, tuttavia se mancano le competenze per sfruttarla può avere effetti addirittura negativi, accentuando le disuguaglianze. E’ questo, in sintesi, il preoccupante avvertimento lanciato da OECD Skills Outlook 2019 - Thriving in a Digital World, il rapporto diffuso dall’Ocse.

Sono le competenze a fare la differenza

Le nuove tecnologie digitali - dall'ICT, all'intelligenza artificiale, fino alla robotica - mettono infatti a disposizione un immenso potenziale per aumentare la produttività e migliorare il benessere.
Gli effetti benefici del progresso tecnologico non sono però scontati e saper cogliere le opportunità diventa una sfida. Infatti la possibilità di cogliere tutti i vantaggi che un mondo digitale può offrire è strettamente correlata a quanto la popolazione del Paese ha le competenze necessarie per utilizzare le nuove tecnologie e tradurre le opportunità potenziali in benefici concreti.
Se mancano queste competenze, le persone - o le regioni – rischiano di essere lasciate indietro e la tecnologia rischia di diventare un fattore di disuguaglianza.
Per riuscire a cogliere i benefici della digitalizzazione e al tempo stesso attenuare gli impatti negativi della digitalizzazione è necessario che i Paesi mettano in campo le giuste politiche, tra cui - fondamentali – quelle finalizzate al miglioramento delle competenze della popolazione.
Quali sono le competenze necessarie?
Innanzitutto, un buon livello di alfabetizzazione, abilità di calcolo e di risoluzione dei problemi in ambienti tecnologici, perché queste sono le chiavi che consentono alle persone di sfruttare tutti i vantaggi dell'uso di Internet e di utilizzare Internet in modi più diversificati e complessi della sola informazione e comunicazione.
Non solo: abilità concettuali e cognitive servono agli utenti per capire cosa si nasconde dietro le informazioni online, riuscendo a proteggere la propria privacy e navigando in sicurezza.

Adeguare le proprie competenze per sopravvivere all’automazione  

Qual è l’impatto sul mondo del lavoro? 

La digitalizzazione sta rivoluzionando il modo in cui molti lavori possono essere svolti, costringendo le politiche pubbliche a trovare il giusto equilibrio tra flessibilità e mobilità da un lato e stabilità del lavoro dall’altro.
Ma vera sfida, soprattutto in questo campo, è la formazione, indispensabile proprio per agevolare la transizione dei lavoratori, i cui posti di lavoro sono ad alto rischio di essere automatizzati, in posti di lavoro nuovi e di migliore qualità.
Le nuove tecnologie, che compaiono sempre più velocemente, vengono viste più per come minacciano l’esistenza dei lavori routinari che non per le opportunità e i nuovi posti di lavoro che creano: i lavoratori che riescono a sopravvivere sono quelli capaci di adattarsi ai cambiamenti e a sviluppare le competenze necessarie.
Se è vero che la tecnologia si sostituirà all’uomo per le attività di routine facilmente automatizzabili, è altrettanto vero che per quelle che richiedono creatività, problem solving e abilità cognitive la tecnologia sta diventando un efficace e indispensabile supporto al lavoro delle persone. Con il rapido avanzare, in molti settori, di apprendimento automatico e intelligenza artificiale, cresce il numero di lavoratori che sarà obbligato a spostarsi da occupazioni in declino (che peraltro comportano compiti routinarie poco qualificanti) a quelle in crescita (che invece richiedono una maggior dose di capacità cognitive).
Ma non sono solo le competenze digitali quelle necessarie ai lavoratori per sopravvivere in un mondo del lavoro digitale: c’è anche bisogno di un mix di competenze diverse, comprese quelle socio-emotive e quelle legate all’informazione e alla comunicazione.

Non tutti i Paesi partono dalla stessa linea

Ora, quale sia - nei vari Paesi - la distanza tra le competenze presenti e quelle necessarie alla transizione dalle occupazioni ad alto rischio di automazione verso quelle necessarie allo sviluppo rappresenta il secondo scopo dal rapporto dell’Ocse. Secondo lo studio, in media nella metà delle attività professionali lo sforzo di formazione che può garantire una transizione accettabile verso nuovi lavori è minimo e comporta riduzioni salariali moderate e limitati cambiamenti di competenze. 

Entrando nello specifico dei Paesi, però, i costi per la formazione che mette i lavoratori a rischio di spostarsi verso nuove opportunità cambiano da Paese, in funzione di due fattori sostanzialmente: la sua quota di posti di lavoro ad alto rischio di automazione e quanto la sua popolazione è dotata delle skills richieste e come queste sono distribuite.
Lo studio identifica un piccolo gruppo di Paesi, tra cui Belgio, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia e Svezia, che è meno esposto ai rischi della digitalizzazione: la popolazione qui è ben dotata di competenze adeguate ed è supportata da efficaci sistemi di apprendimento permanente che consentono di sfruttare tutti i benefici della digitalizzazione.
Altri Paesi, come il Giappone e la Corea, hanno un grande potenziale per sfruttare al massimo la trasformazione digitale, ma devono adottare una serie di politiche per garantire che i lavoratori anziani e gli adulti non siano lasciati indietro.
L’Italia si trova nel gruppo di coda, insieme a Cile, Grecia, Lituania, Repubblica Slovacca e Turchia.
Alle persone e ai lavoratori spesso mancano le competenze di base necessarie per godere di tutti i benefici che un mondo digitale può assicurare. In questi paesi, i sistemi di apprendimento permanente, sia formale che non formale, devono essere rafforzati in modo sostanziale per consentire la riqualificazione o la riqualificazione per tutta la vita.

Il caso italiano

Secondo lo studio dell’Ocse in media né i cittadini né i lavoratori italiani possiedono le competenze di base necessarie per sfruttare i vantaggi del mondo digitale:
• con il 36% l’Italia è all’ultimo posto tra i Paesi Ocse come quota di popolazione in grado di utilizzare Internet in maniera complessa e diversificata;
• I lavoratori italiani sono tra quelli che utilizzano meno le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). Tra questi proprio gli insegnanti: il 75% ritiene di aver bisogno di formazione aggiuntiva per svolgere la propria professione.
• Il 13,8% dei lavoratori italiani hanno occupazioni ad alto rischio di automazione (contro la media Ocse del 10,9%) e avrebbero la necessità di una formazione moderata (<12 mesi) per passare a occupazioni più sicure; un altro 4,2% avrebbe bisogno di una formazione intensa, fino a 3 anni.
Non solo in Italia la partecipazione dei lavoratori in percorsi di formazione continua è bassa, ma sono proprio i lavoratori più esposti al rischio di automazione e i lavoratori poco qualificati quelli che – rispetto ai lavoratori altamente qualificati o con un basso rischio di automazione - fanno meno formazione.
• solo il 30% degli adulti ha ricevuto formazione - formale o informale - negli ultimi 12 mesi (media OCSE: 42%).

immagine 1 - italia vs media ocse

In Italia, infine, solo il 21% degli individui in età compresa tra i 16 e i 65 anni possiede un buon livello di alfabetizzazione e capacità di calcolo; possedere un’ampia gamma di competenze è un fattore fondamentale per sfruttare i vantaggi derivanti dall'uso di Internet e delle nuove tecnologie.

immagine 2 - perc alfabet mate

Le cose da fare

Nelle scuole l'uso della tecnologia può aiutare gli studenti a sviluppare competenze per un futuro digitale, promuovere metodi innovativi di insegnamento e ridurre gli abbandoni scolastici. Ma il semplice accesso e utilizzo dei computer non è sufficiente per migliorare le prestazioni degli studenti. L'effetto della tecnologia sui risultati degli studenti dipende da come è utilizzata e le competenze digitali degli insegnanti sono indispensabili per sfruttare al meglio le nuove tecnologie in classe.

immagine 3 - intensità uso TIC

E’ fondamentale il rafforzamento della formazione continua perché consente ai lavoratori (ma anche ai cittadini…) di adeguarsi ai cambiamenti nel mondo del lavoro e nella società. E’ necessario adattare i sistemi di istruzione e formazione degli adulti ai cambiamenti del mercato del lavoro e i sistemi di certificazione delle competenze alla continua evoluzione delle skills.

immagine 4 - lav rischio autom

I vantaggi della digitalizzazione sono fortemente concentrati nelle città e nelle regioni ad alta tecnologia, anche se alcuni segnali indicano che le aziende iniziano a sfruttare le tecnologie digitali proprio per stabilirsi anche in regioni diverse ed evitare i costi elevati della vita dei grandi centri urbani. Le regioni in ritardo possono essere supportate garantendo la formazione professionale che permette l’adeguamento delle competenze e offrendo pari opportunità di continuare l'istruzione.

Il report completo è disponibile al seguente LINK.

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