Scuola, i numeri da cambiare
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Report di Fondazione Rocca in collaborazione con TREELLLE.
A quasi dieci anni dalla prima edizione, Fondazione Rocca e l’Associazione TreeLLLe hanno presentato il volume “Scuola, i numeri da cambiare. L’Italia nel confronto internazionale”. Il report offre spunti per il dibattito sulla scuola, dai livelli di apprendimento degli studenti (a livello internazionale e nazionale) fino alle caratteristiche dell’organico docente nazionale, alle risorse messe a disposizione per l’istruzione e all’edilizia scolastica.
L’apprendimento degli studenti italiani nel confronto internazionale
I livelli di apprendimento che emergono dalle indagini disponibili a livello internazionale mostrano una situazione di qualità ed efficacia educativa della scuola primaria italiana, caratterizzata da costante innovazione delle metodologie didattiche. Il risultato diviene meno positivo nella scuola secondaria di primo grado e, ancor di meno, in quella di secondaria di secondo grado, lasciando l’Italia molto arretrata rispetto ai top performer internazionali.
I punti di debolezza che emergono dalla scuola secondaria di primo grado in poi hanno la conseguenza di depauperare ulteriormente il capitale umano dei giovani studenti italiani, come dimostrano i dati relativi alla dispersione implicita.
Viene definita dispersione implicita la quota di studenti che terminano il loro percorso scolastico senza aver acquisito le competenze fondamentali in nessuna delle tre materie monitorate dall'Invalsi (italiano, matematica e inglese).
In Italia, la percentuale di studenti che raggiunge un livello basso di competenze in Italiano e Matematica e nemmeno il livello B1 in Inglese è pari al 7,3%, con forti differenze a livello regionale, passando da poco più dell’1% nella Provincia autonoma di Trento fino al ben più alto 16,3% in Calabria.
Il forte divario educativo dei giovani tra le regioni del Nord e quelle del Sud emerge chiaramente incrociando il dato della dispersione implicita, con quello degli ELET (Early Leavers from Education and Training, giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno lasciato la scuola senza conseguire il diploma e che non risultano impegnati in percorsi formativi ): per le regioni Calabria, Campania, Sicilia e Puglia entrambi gli indicatori superano la soglia del 15%.
Gli insegnanti
In Italia non ci sono pochi insegnanti, se rapportati al numero di studenti. Nella scuola secondaria di primo e secondo grado si contano a livello nazionale 10,5 insegnanti per studente, un valore più basso se confrontato rispetto ai benchmark europei: Francia 13,0 – Germania 12,8 – Spagna 11,0 (OECD, 2019).
L’età media, però, è molto più elevata rispetto a quella media rilevata nelle altre nazionali: 50,2 anni in Italia vs 46,3 anni in Germania, 45,8 anni in Spagna e 44,3 anni in Francia.
La retribuzione degli insegnanti italiani è più bassa di quella dei colleghi europei, così come l’orario contrattuale.
Spesa per l’Istruzione
Le risorse allocate per il sistema educativo in Italia, misurate in percentuale sul PIL, vedono l’Italia in ritardo rispetto ai benchmark internazionali. Tuttavia, se la spesa in istruzione viene misurata per singolo studente allora l’Italia appare in media con il dato europeo (ad esempio, nella scuola primaria, 10.297 dollari rispetto ai 9.867 della media UE23, dato al 2018).
Edilizia scolastica
La parte preponderante dell’edilizia scolastica presente sul territorio italiano è stata costruita nel dopoguerra: la necessità di ricostruire il Paese e la rapida espansione della domanda di istruzione hanno determinato un picco di costruzioni durato fino a tutti gli anni Ottanta del secolo scorso.
Il report completo è disponibile al seguente LINK.
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