Quale futuro per lavoro, competenze e salari?
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Rapporto di ricerca di McKinsey Global Institute.
In sintesi
Dopo aver stimato nei mesi scorsi in circa il 50% le ore lavorate totali potenzialmente automatizzabili, McKinsey torna sugli effetti dell’evoluzione tecnologica sul lavoro con Jobs lost, jobs gained: workforce transitions in a time of automation, in cui oggetto dell’analisi sono le implicazioni su competenze e sulle retribuzioni della forza lavoro.
La domanda di lavoro complessiva cresce, nonostante l’automazione …
Se l’automazione renderà sostituibile una parte del lavoro dell’uomo con le macchine, tra qui e il 2030 registreremo anche spinte opposte che avranno l’effetto di far crescere il numero dei posti di lavoro.
Tra i fattori più importanti che agiranno in questa direzione troviamo:
• l’aumento dei redditi e dei consumi nelle economie emergenti, che ha effetti positivi diretti in tali paesi (50-85 milioni di posti di lavoro generati da una maggiore spesa sanitaria e scolastica) ma anche indiretti nelle economie che vi esportano (250-280 milioni di nuovi posti di lavoro);
• l’invecchiamento della popolazione, con i connessi cambiamenti dei modelli di acquisto e nei livelli di spesa per assistenza sanitaria e altri servizi personali; questo significa 50-85 milioni lavoratori in più, tra medici, infermieri, tecnici sanitari, assistenti domiciliari e personali, ecc,;
• lo sviluppo e la diffusione della tecnologia, con l’aumento degli investimenti in tecnologia dell'informazione; in questo caso oltre all’impatto sull’occupazione (20-50 milioni di posti di lavoro in più) è rilevante quello sui livelli retributivi (si tratta infatti di occupazioni ad alto salario).
• investimenti in infrastrutture e edifici, con generazione di posti di lavoro tra gli 80 e i 200 milioni in più a seconda di scenari più o meno ottimistici;
• investimenti nelle energie rinnovabili, efficienza energetica e adattamento climatico: tra i 10 (scenario base) e i 20 milioni di posti di lavoro in più (ipotesi più ottimistica);
• valorizzazione economica di lavoro domestico precedentemente non retribuito: 50-90 milioni di nuovi salariati addetti ad attività (cura dell’infanzia, educazione della prima infanzia, pulizia, cucina, giardinaggio) precedentemente svolte in famiglia.
...ma cambiano le competenze richieste
I 400-800 milioni di individui che da qui al 2030 potrebbero vedersi sostituiti dall'automazione possono quindi trovare un nuovo approdo professionale, visto i nuovi posti di lavoro non sono automatizzabili (fornitori di servizi sanitari, ingegneri, scienziati, contabili, analisti, professionisti IT e altri specialisti di tecnologia, educatori, artisti, intrattenitori, costruttori, lavoratori domestici, giardinieri) e anzi prevedono – in alcuni casi – retribuzioni elevate.
Tuttavia tra i 75 ed i 375 milioni di loro dovranno cambiare categoria occupazionale rispetto a quella attuale e apprendere nuove competenze.
Secondo McKinsey, quindi, ci può essere abbastanza lavoro per mantenere la piena occupazione fino al 2030 ma le transizioni saranno molto impegnative. Addirittura, i cambiamenti saranno superiori a quelli prodotti dalla rivoluzione industriale.
L’entità dell’effetto sostitutivo dell’automazione e l'impatto sulle competenze variano notevolmente in base al paese, in base a vari fattori, tra cui il livello dei salari (salari più alti rendono più conveniente l'adozione dell'automazione) e il mix di settori economici (più o meno automatizzabili) e occupazioni (più o meno compatibili con le nuove competenze richieste).
In generale i requisiti educativi delle professioni previste in crescita sono superiori: per molti di questi “nuovi” lavori spesso la laurea è il titolo minimo richiesto, mentre per svolgere le occupazioni a rischio automazione in molti casi basta al massimo un'istruzione secondaria.
I lavoratori del futuro dedicheranno più tempo ad attività inadatte alle macchine, come ad esempio la gestione delle persone, l'applicazione delle competenze e la comunicazione. Trascorreranno meno tempo su attività fisiche prevedibili e sulla raccolta e l'elaborazione dei dati, dove le macchine superano già le prestazioni umane. Anche le “abilità” e le “capacità” richieste cambieranno, richiedendo più skills relazionali e capacità cognitive più avanzate, come il ragionamento logico e la creatività.
Gli effetti sui salari
Tendenze diverse si osservano nelle economie avanzate e nei paesi in via di sviluppo.
Nelle economie avanzate è in corso un processo di polarizzazione del reddito. Il maggior calo occupazionale riguarderà le occupazioni a medio reddito e questi salari tenderanno a ristagnare o scendere per effetto della minore domanda. La crescita occupazionale si concentrerà invece nella fascia alta della distribuzione salariale, ma anche su alcune occupazioni che attualmente sono a basso salario, come gli assistenti di cura e gli insegnanti.
Il quadro delle retribuzioni è molto diverso nelle economie emergenti come la Cina e l'India, dove le previsioni di McKinsey indicano che i salari medi di figure come ad esempio i venditori al dettaglio e gli insegnanti tendono a crescere man mano che queste economie si sviluppano.
Le ricette per gestire le transizioni della forza lavoro
I cambiamenti tecnologici sono positivi e vanno assecondati, non va fatto l’errore di cercare di rallentare il ritmo di adozione delle nuove tecnologie: si limita, è vero, la portata delle transizioni della forza lavoro ma si riduce il contributo che queste tecnologie portano al dinamismo delle imprese e alla crescita economica.
I problemi delle transizioni della forza lavoro però vanno affrontati: in molti paesi ciò implica investimenti sostenuti, nuovi modelli di formazione, programmi per facilitare le transizioni dei lavoratori, sostegni al reddito e collaborazione tra il settore pubblico e il settore privato.
Quattro sono le necessità:
1. Mantenere una solida crescita economica per sostenere la creazione di posti di lavoro
Sostenere una forte crescita della domanda aggregata è fondamentale per supportare la creazione di nuovi posti di lavoro, così come il supporto per la formazione di nuovi business e l'innovazione.
2. Riqualificare la forza lavoro e svilupparne le competenze
Fornire una riqualificazione professionale e consentire alle persone di apprendere nuove competenze sarà una sfida cruciale e, per alcuni paesi, la sfida centrale. Le aziende possono assumere un ruolo guida in alcune aree, compresa la formazione sul posto di lavoro e offrendo ai lavoratori l’opportunità di migliorare le proprie competenze.
3. Migliorare il dinamismo delle imprese e del mercato del lavoro, compresa la mobilità
Sarà necessaria una maggiore fluidità nel mercato del lavoro per gestire le difficili transizioni previste. Ciò include il ripristino della mobilità del lavoro in declino nelle economie avanzate. Le piattaforme digitali possono favorire la fluidità, abbinando i lavoratori e le aziende alla ricerca delle proprie competenze e offrendo nuove opportunità di lavoro ai più disponibili.
4. Fornire reddito e supporto alla transizione ai lavoratori
Il sostegno al reddito e altre forme di assistenza alla transizione per aiutare i lavoratori sfollati a trovare un impiego remunerato saranno essenziali. Oltre alla riqualificazione, posso aiutare politiche attive come l'assicurazione contro la disoccupazione, l'assistenza pubblica nella ricerca di lavoro e le indennità che seguono i lavoratori tra un lavoro e l'altro.
Il report completo è disponibile al seguente link: report completo.
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