Prometeia: il lento rientro dell’inflazione non porterà alla recessione, ma segnerà per l’Italia un debole +0,7% nel 2023
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Rapporto di Previsione Prometeia
La strada per la disinflazione si sta rivelando lenta e non priva di rischi, ma in uno scenario in cui l’indebolimento della domanda andrà a smorzare la componente core, non si prevedono ulteriori incrementi nei tassi di policy monetaria. Le principali economie mondiali saranno in grado di evitare la recessione, sebbene avviandosi verso una crescita bassa (come negli USA) o stagnante (UEM e Italia). Di seguito i principali punti emersi dal Rapporto di Previsione di Prometeia presentato il 29 settembre.
Confermato il soft landing per gli USA: nel 2023 crescita di Pil del +2,0%
Nel contesto di globale rallentamento, l’economia degli Stati Uniti si sta mostrando particolarmente resiliente, con un secondo trimestre migliore del previsto (+0,5% contro il +0,2% rilasciato precedentemente) e revisioni al rialzo anche per i mesi a venire (+0,5% per il terzo trimestre e +0,1% per il quarto, rispettivamente +0,4 e +0,2 punti percentuali). Tra i fattori esplicativi di questo andamento troviamo la tenuta dei consumi privati e il rallentamento dell’inflazione, che nei prossimi mesi è attesa vedere un contributo negativo anche dalle voci inerenti al mercato immobiliare, a partire dagli affitti. Tuttavia, in prospettiva, diversi fattori concorreranno alla decelerazione della spesa da parte delle famiglie, i cui risparmi in eccesso cumulati durante la pandemia potrebbero esaurirsi a breve, portando così alla conferma di un atterraggio morbido per l’economia americana (Figura 1), che crescerà mediamente del +2,0% nel 2023 (al rialzo dal +1,5% stimato a luglio) e del +0,9% nel 2024 (dal +0,5%).
Figura 1 – Crescita media annua del Pil negli USA (var. %)
Fonte: Centro Studi Assolombarda su dati Prometeia, Rapporto di Previsione (settembre 2023)
L’Europa scivola nella stagnazione, con una crescita del +0,6% nel 2023
Diversamente dalla tenuta dell’economia USA, lo scenario europeo è caratterizzato dalla stagnazione. Nella prima metà dell’anno la UEM ha infatti registrato una crescita congiunturale appena positiva (+0,1% nel primo e secondo trimestre), risultata dalla compensazione tra la contrazione di ben sette Paesi dell’Unione (inclusa l’Italia) e il vigore di altri (i.e. Francia e Spagna). In questo scenario pesa la debolezza della domanda interna, impattata con maggiore intensità dagli shock degli ultimi anni rispetto agli Stati Uniti (i.e. prezzo dell’energia e vicinanza geografica al conflitto russo-ucraino) e soggetta sia a una maggiore sensibilità all’inflazione da parte delle famiglie, sia a una più marcata incertezza delle imprese sulla domanda prospettica. Al contempo, l’inflazione decelera lentamente (Figura 2) a causa della componente core che stenta a calare. Nei mesi a venire si prospettano variazioni molto contenute (+0,1% per il terzo trimestre e +0,2% nell’ultima parte dell’anno), che portano a +0,6% la stima di crescita nel 2023 (dal +0,7% rilasciato a luglio) e a +0,9% (da +1,0%) quella nel 2024: recessione evitata, quindi, anche per l’Europa, il cui atterraggio morbido sarà caratterizzato da un ritmo più debole rispetto agli Stati Uniti.
Figura 2 – Inflazione al consumo e contributi delle maggiori voci di spesa, confronto USA e UEM (var. % sul mese corrispondente e punti percentuali)
Fonte: Rapporto di Previsione (settembre 2023), Prometeia
Le previsioni per l’Italia: si conclude l’espansione del post-pandemia, con il Pil atteso crescere del +0,7% per l’anno in corso
Dopo l’uscita brillante dalla crisi pandemica, i dati più recenti rivelano che, in linea con il rallentamento globale, l’economia italiana potrebbe aver concluso la propria fase espansiva. Dopo il rimbalzo del primo trimestre (+0,6% congiunturale), tra aprile e giugno il Pil ha registrato una contrazione del -0,4%. La frenata è dovuta alla stagnazione dei consumi delle famiglie e a una contrazione delle esportazioni e degli investimenti (che comunque si mantengono su livelli ben più alti rispetto all’ultimo trimestre 2019). Inoltre, dal lato dell’offerta si osserva una complessiva flessione del comparto manifatturiero. Emerge dunque un quadro economico che, da una parte, vede il progressivo esaurirsi della ripartenza post-pandemia e, dall’altra, il consolidamento degli effetti negativi derivati dall’inflazione (in riduzione per l’esaurirsi dello shock energia, ma con la componente core che persiste) e dalla conseguente politica monetaria. In prospettiva, la sostanziale stagnazione si protrarrà anche nel secondo semestre del 2023 (Figura 3), con una crescita di Pil del +0,7% nell’anno in corso (stima al ribasso dal +1,1% di luglio) e del +0,4% nel 2024 (da +0,7%). In conclusione, anche per l’Italia sembra percorribile un percorso senza una vera e propria recessione e che potrebbe vedere un ritorno ai ritmi di crescita medi pre-crisi nel 2025.
Figura 3 – Crescita trimestrale e media annua del Pil italiano (var. %)
Fonte: Centro Studi Assolombarda su dati Prometeia, Rapporto di Previsione (settembre 2023)
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