PIL Italia +6,1% nel 2021 (CSC)
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Rapporto di previsione CSC.
Le previsioni 2021-2022 del CSC
Secondo il CSC, il PIL italiano nel 2021 crescerà in maniera più forte delle attese: +6,1% (2 punti in più rispetto alle stime di aprile), in linea con le previsioni di crescita contenute nella NaDEF (+6%).
Questa robusta ripartenza, pari a oltre il +10% nel biennio 2021-2022, riporterebbe l’Italia sopra i livelli pre-pandemia nella prima metà del 2022, in anticipo rispetto alle attese iniziali.
Lo scenario CSC include, per il 2021 e il 2022, le risorse europee che saranno utilizzate nell’ambito del PNRR.
La ripartenza italiana è caratterizzata nel 2021-2022 da due “passaggi di testimone”:
1) i consumi stanno progressivamente subentrando all’export come traino della risalita, ponendosi al fianco degli investimenti;
2) i servizi stanno diventando più dinamici rispetto all’industria (che era già ripartita tra la seconda metà del 2020 e inizio del 2021).
Questi due sviluppi hanno un minimo comune denominatore: dalla primavera 2021 si è registrato un recupero della spesa delle famiglie (dopo essere stati bloccati e in parte dirottati sui consumi durevoli nel lockdown) soprattutto nei servizi.
Gli investimenti restano il motore principale della ripresa italiana: nel 2022 si attesteranno a un livello molto superiore al pre-crisi (+17,7% rispetto al 2019). Finora il contributo prevalente è venuto dagli investimenti in costruzioni, mentre gli investimenti in impianti, macchinari e mezzi di trasporto sono ancora inferiori al pre-pandemia.
L’export di beni tornerà sopra i livelli precrisi già nel 2021, grazie a un commercio mondiale che registrerà una crescita del +10,5% nel 2021 (nonostante la frenata a metà anno); mentre l’export di servizi ripartirà solo nel 2022, a causa della persistente debolezza del turismo a lunga distanza e degli spostamenti per lavoro.
Nei prossimi mesi, la ripartenza potrebbe essere in parte frenata da fattori negativi di offerta, quali l’aumento di materie prime e la difficoltà a reperire alcuni materiali. I segnali provengono dalla produzione industriale e dalla fiducia delle imprese manifatturiere che hanno evidenziato una dinamica dell’attività in leggera attenuazione.
Le dinamiche di inflazione in Italia
I rincari riguardano tutte le principali economie occidentali, ma nel 2021 la dinamica dei prezzi al consumo ha mostrato profondi divari. L’inflazione, infatti, è più elevata negli USA e in alcuni paesi dell’Eurozona, mentre in Italia è salita solo negli ultimi mesi per il rialzo del petrolio. Nel 2022 la spinta potrebbe attenuarsi, ma in modo differenziato: solo parzialmente in USA, in misura più marcata in Europa e, soprattutto, in Italia.
In Italia il contenimento dei prezzi al consumo è dovuto principalmente all’assorbimento dei rincari da parte delle filiere. Come mostra il Grafico C, a fronte del balzo dei prezzi delle commodity (+27,8% le non energy in euro da ottobre 2020 a luglio 2021), in Italia la risposta dei prezzi al cancello della fabbrica è stata molto eterogenea: alcuni settori più a monte, produttori di beni intermedi, sono riusciti a rialzare i listini (+11,1%) pur non riuscendo a trasferire integralmente gli aumenti dei prezzi degli input. Invece, quelli più a valle, più vicini alla domanda finale domestica, che ha appena iniziato la sua risalita, non sono riusciti ad andare oltre un rincaro moderato (+2,1%). Infine, la dinamica dei prezzi nella fase del consumo è di appena +0,4%.
Il report completo è disponibile al seguente link.
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