Prometeia: nel 2023 per l’Italia crescita del +0,7% e inflazione al +5,1%

Rapporto di previsione Prometeia

Nonostante una performance migliore delle aspettative, il 2022 ha visto un progressivo rallentamento della crescita globale, dovuto in parte al rientro del rimbalzo che ha caratterizzato il 2021, in parte all’inflazione e a tutte le tensioni che si sono intensificate nell'ultima parte dell’anno. Tale rallentamento si riflette in un calo del commercio mondiale, per il quale si prevede una crescita contenuta al +2,2% nel 2023.  Buona la performance dell’Italia nel 2022 che, con un aumento del Pil del +3,8%, è andata meglio dei principali competitor europei (+1,9% Germania e +2,6% Francia), e per il 20203 crescita rivista in rialzo al +0,6% (-0,1% Germania e +0,5% Francia).

Il 2023 sarà un anno di rallentamento per l’economia globale

Il 2023 sarà un anno di rallentamento sia per gli Stati Uniti che per l’area dell’euro; per i primi, dopo un inizio anno ancora in crescita, si attende una recessione tecnica dovuta alla contrazione del PIL nei due trimestri centrali, mentre per la seconda si segnala una stagnazione.

La crescita dell’attività economica nel 2023 è stata comunque rivista al rialzo rispetto alle previsioni di dicembre 2022 sia per l’Eurozona, dal +0,1% al +0,7%, sia per gli U.S.A., dal +0,4% al +0,7%. La proiezione del +0,7% che le accomuna sottende l’andamento più debole degli Stati Uniti rispetto all’Europa: tuttavia, l’inferiore dipendenza dal settore bancario rispetto ad altri paesi industrializzati e la buona condizione del mercato del lavoro (vi è un eccesso di domanda rispetto all’offerta) attutiranno la frenata dell’economia statunitense, alla quale potranno inoltre contribuire gli investimenti promossi dall’Inflation Reduction Act (IRA).

Crescita US EU Prometeia

Il rallentamento dell’attività economica mondiale si riflette in segnali di inizio 2023 ancora negativi per il commercio mondiale. In particolare, il tentativo di isolare economicamente la Russia ha penalizzato le esportazioni dei paesi occidentali, sostituite da prodotti provenienti dai Paesi emergenti (i.e. Turchia, Kazakistan, Brasile, Egitto, Cina). Questa situazione persisterà nel breve periodo, con una crescita del commercio mondiale pari al 2,2% nel 2023 e poco sopra al 3% negli anni successivi, con un contributo crescente dei paesi emergenti nel medio periodo.

L’inflazione cresce ancora in Europa, mentre negli USA i prezzi sono già in calo

Con riferimento all’inflazione, il calo dei prezzi è più rapido negli Stati Uniti che nell’Area Euro, a causa soprattutto del diverso andamento della componente core, stabile negli USA ma ancora in salita nell’UEM (Unione Economica e Monetaria), mentre scendono i prezzi delle commodities in entrambe le aree.

Nel formulare ipotesi sul futuro rialzo dei tassi vanno considerate le recenti tensioni finanziarie, che pongono le banche centrali in un contesto decisionale difficile. Nello scenario di Prometeia, nel 2023 la Fed non effettuerà nessun aumento e il tasso di obiettivo si fermerà agli attuali livelli del 4,75% - 5%: l’inflazione statunitense per il 2023 è attesa al 4,3%.

Risulta delicato anche il compito della BCE. Prometeia prevede due aumenti dei tassi di policy nei prossimi mesi, ognuno di 25 punti base, che porterà il tasso di rifinanziamento principale dall’attuale 3,5% al 4,0% entro la metà del 2023. L’inflazione nell’area Euro è rivista al ribasso al 5,3% dal 5,5% di dicembre 2022, un calo in gran parte legato alla diminuzione dei prezzi delle commodities.

L’Italia meglio dei principali competitor europei nel 2022: prospettiva di crescita al +0,7% nel 2023

Nel 2022 l’Italia è andata meglio dei principali competitor europei, registrando una crescita del Pil del +3,8%, soprattutto grazie ad una tenuta sul finire dell’anno delle esportazioni e degli investimenti, aumentati in maniera significativa sia nella componente costruzioni sia nella componente degli investimenti in macchinari e attrezzature delle imprese. Al contrario, nel IV trimestre 2022 i consumi delle famiglie sono risultati in forte calo, riportando la spesa a livelli decisamente inferiori rispetto a quelli pre-Covid.

Gli indicatori comunicano che il punto di minimo è già stato toccato a fine 2022, con il -0,1% di PIL nel IV trimestre. Sono già presenti segnali di miglioramento, tra i quali, un rialzo delle attese di produzione nell’industria e nei servizi, sebbene in un quadro di crescente incertezza. In prospettiva, per il 2023 e il 2024 si prevede una crescita rispettivamente del +0,7% e +0,6%.

Per l’Italia il calo demografico comincia a evidenziarsi nei numeri: il tasso di occupazione nel 2022 è salito al 60,2% (sopra al pre-crisi del 59%), ma al contempo il nostro è l’unico paese tra i grandi europei a non aver recuperato l’offerta di lavoro pre-pandemia perché la popolazione in età lavorativa è scesa più che compensando l’aumento del tasso di partecipazione. Infatti, tra il 2012 e oggi la popolazione italiana tra i 15 e i 64 anni è scesa di -1.8 milioni di individui; si tratta di una tendenza che, se non invertita, può generare pesanti ripercussioni economiche in prospettiva.

Sul fronte dell’inflazione, questa sta già rallentando, ma principalmente per un calo nella componente energetica, mentre continua a salire l’inflazione core: la trasmissione dello shock lungo la catena dei prezzi è infatti ancora in atto, con un lieve ripiegamento nei prezzi alla produzione ma non nei prezzi al consumo.

In prospettiva, in assenza di nuovi shock e assumendo che il prezzo dell’energia rimanga sui livelli bassi attuali, il fenomeno inflazionistico complessivo potrebbe velocemente riassorbirsi e scendere ad una media annua del 5,1% nel 2023, dopo l’8,2% del 2022.

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