Lo scenario occupazionale italiano 2016-2020
Scegli un argomento
Previsione dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2016-2020).
In sintesi
Nell’ambito del programma europeo "New Skills for New Jobs" sul tema dei fabbisogni futuri di skill, dei possibili mismatch tra domanda e offerta, il Sistema informativo Excelsior ha condotto un esercizio previsivo con l’obiettivo di individuare le tendenze di medio-lungo periodo della domanda di lavoro in Italia, con un dettaglio settoriale, per gruppi professionali, per livelli e indirizzi formativi.
Il modello fornisce l’evoluzione dello stock degli occupati a livello settoriale sino al 2020.
Nei prossimi 5 anni tra i 500mila e gli 800mila nuovi posti di lavoro …
L’occupazione complessiva (agricoltura esclusa) è prevista in crescita da 21.785.000 unità nel 2015 a 22.249.000 unità nel 2020, con un incremento del 2,1% (+0,4% all’anno).
E’ stato immaginato anche uno scenario più ottimistico che tiene conto dell’attuale fase congiunturale positiva e degli effetti delle riforme: in questo caso la stima arriva a ipotizzare nel 2020 22.638.000 occupati (+3,9% rispetto al 2015).
Considerando anche la fisiologica sostituzione di lavoratori per raggiunti limiti di età (replacement demand), il fabbisogno lavorativo complessivo dovrebbe raggiungere le 2.552.500 unità, con un incremento del 23% tra il 2015 e il 2020 (+32% nello scenario più ottimistico).
... concentrati soprattutto nei servizi.
Quali settori registreranno i maggiori aumenti occupazionali?
Il tasso di fabbisogno (cioè il rapporto tra il fabbisogno lavorativo e lo stock di occupati), che si colloca intorno al 2,3% medio annuo, risulta maggiore nei servizi che nel settore industriale.
Nelle prime posizioni della graduatoria si trovano la sanità-assistenza e i servizi avanzati alle imprese.
In termini strutturali, nel 2020 il fabbisogno sarà ampiamente determinato dai servizi (83% del totale), in particolare commercio, sanità e assistenza sociale e servizi avanzati.
Cercasi personale high skilled e laureati
Dall’analisi emerge che tra il 2016 e il 2020 le figure high skill (dirigenziali+specialistiche+tecniche) avranno una maggiore incidenza sul fabbisogno totale, a scapito di quelle intermedie (impiegatizie+commercio), mentre la quota delle low skill resterà sostanzialmente invariata.
Dal punto di vista dei livelli di istruzione, il fabbisogno complessivo 2016-20 (pari nel complesso a 2.552.500 unità) si articola in 787.000 laureati (31% del totale), 837.000 diplomati (33%) e altre 928.000 unità per cui sarà richiesta la qualifica professionale o non sarà richiesto alcun titolo "formale".
I tassi medi di fabbisogno risultano piuttosto diversi, passando dal 3,3% dei laureati all'1,9% dei diplomati e al 2,2% delle "qualifiche e titolo non indicato".
Il sistema produce pochi laureati rispetto al fabbisogno previsto
Ma il sistema universitario italiano è in grado di soddisfare la richiesta di laureati?
787.000 in 5 anni significa 157.400 ogni anno, a fronte dei 132.000 che si prevedono in uscita mediamente ogni anno tra il 2016 ed il 2020: sa qui la preoccupazione che possa profilarsi una carenza di offerta rispetto al fabbisogno di laureati espresso dal sistema economico.
E’ vero che esiste uno stock di laureati ancora in cerca di lavoro nell’ordine delle 400.000 unità, ma questo “bacino” dei disoccupati da cui attingere non necessariamente corrisponde alle esigenze richieste da imprese e mondo del lavoro per indirizzo di studio, distribuzione territoriale e competenze personali e professionali.
Il seguente grafico riporta il rapporto tra fabbisogno e ingressi, un indice che assume valore 1 in caso di equilibrio, valori inferiori in caso di eccesso di offerta di laureati rispetto alla domanda e superiori nel caso opposto di carenza di offerta.
Le situazioni estreme riguarderanno i laureati dell’indirizzo geo-biologico dell’insegnamento dall’altro, con una evidente eccedenza (e quindi prospettive di occupabilità veramente difficili) per i primi e una marcata carenza di offerta (esclusivamente effetto del turnover per anzianità) degli addetti del settore istruzione (criticità, quest’ultima, che più facilmente può essere risolta attingendo al bacino dei disoccupati).
Per i diplomati si dovrebbe invece mantenere anche nei prossimi anni uno scenario di eccesso di offerta, anche se in tendenziale attenuazione a anche in questo caso con situazioni molto differenziate per indirizzi.
Il fabbisogno annuo medio di diplomati è pari a 167.400 unità (197.200 nello scenario positivo) a fronte di un numero di diplomati che si rendono disponibili a lavorare stimabile previsti per gli stessi anni 2016-2020 in 260.700 medi annui. La situazione vede quindi chiaramente un eccesso di offerta, aggravata dalla presenza dei diplomati in cerca di lavoro già presenti sul mercato del lavoro.
Per i diplomati è difficile il confronto tra l’offerta e il fabbisogno per singolo indirizzo di studio.
Semplificando, si può però ricondurre il fabbisogno a tre gruppi confrontabili con gli indirizzi di offerta.
Il mismatch si pone in misura accettabile per i diplomati con maturità tecnica e professionale, mentre i diplomati con maturità liceale, socio-psico-pedagogica e altre minori sono il doppio del necessario mentre i diplomati con maturità artistica che servono sono uno su tre o anche uno su quattro.
Il report completo è disponibile al seguente link: report completo.
Non sei associato e ti servono informazioni?
ContattaciAzioni sul documento