L'economia della Lombardia (giugno 2016)
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Rapporto annuale redatto dalla sede di Milano della Banca d'Italia.
In sintesi
Il 2015 è stato un anno di ripresa per l’economia lombarda, con una crescita del Pil all’1,1%. I miglioramenti riguardano tutti i macro-settori …
Il Pil della Lombardia è cresciuto nel 2015 dell’1,1% (stime Prometeia). Alla spinta dell’export si è aggiunta la domanda interna (ordini in aumento rispettivamente del +2,8% e +1%), mentre a livello di macro-settore si consolida l’espansione del settore manifatturiero avviatasi nel 2014, recuperano i servizi trainati dall’effetto Expo e migliorano finalmente anche le costruzioni, in contrazione dal 2007.
L’indice di produzione industriale è cresciuto dell’1,5% nel 2015, con una crescita del fatturato più che proporzionale (+3,3% vs. il +0,7% del 2014) per effetto della diminuzione delle scorte. I dati mostrano tuttavia performance molto differenziate a seconda del settore (ancora in perdita i settore tradizionali, a fronte dei buoni risultati della meccanica e dell’automotive) e della dimensione. Nell’ultimo anno si è di fatto ampliato il divario tra grandi (più di 200 addetti) e piccole imprese (queste ultime, ancora molto al di sotto del livello pre-crisi), con le grandi che crescono più del doppio rispetto alle piccole.
Indice di produzione industriale (numero indice 2005=100)
Produzione industriale per settore nel 2015 (var% 2015/2014)
… e migliorano anche mercato del lavoro e mercato del credito.
A far parlare di ripresa contribuiscono miglioramenti sul mercato del lavoro, in termini di minor tasso di disoccupazione (7,9%, in calo di 0,3 punti percentuali rispetto al 2014) e maggiore tasso di occupazione (65,1% vs. 64,9% nel 2014). Occorre però sottolineare che il 42% dei disoccupati di lunga data ha meno di 35 in anni e al massimo il diploma come titolo di studio. Questo dato evidenzia l’importanza della formazione: in Lombardia risulta laureato il 26% della popolazione tra 30 e 35 anni. Malgrado tale valore sia superiore alla media italiana (23,9%), siamo ancora lontano dall'obiettivo del 40% fissato a livello europeo.
La ripresa dell’attività economica si è riflessa sulla dinamica dei prestiti bancari alla clientela residente in Lombardia. La flessione del credito, in atto da oltre un triennio, si è arrestata negli ultimi mesi dell’anno passato e a fine 2015 la variazione annua è del +0,7% (+1% la variazione al I trim. 2016 rispetto al 1 trim. 2015). Tenendo conto non solo dei prestiti bancari, ma anche di quelli delle società finanziarie, nel 2015 si è attenuata la contrazione del credito al settore produttivo, con tuttavia differenze rilevanti tra i settori di attività economica: a dicembre 2015, su base annua, +1% manifattura, -1,5% servizi, -3,5% costruzioni, per un complessivo -1,3% sul totale imprese, a fronte di un -3,8% registrato a fine 2014). Nota positiva, dopo il picco della fine del 2013, il deterioramento dei prestiti ha progressivamente rallentato ed è rimasto stabile nel 2015: In media, per le imprese il flusso di nuove sofferenze è stato pari al 3,3% del totale impieghi (3,4% per cento nel 2014), e per la prima volta dalla crisi del debito sovrano è diminuita l’incidenza delle posizioni con temporanee difficoltà di rimborso sugli impieghi (12,4%, vs. il 13% di fine 2014). Aumenta tuttavia ancora lo stock di sofferenze: 17,6% sul totale impieghi a fine 2015, contro il 16% di fine 2014.
Le aree di vitalità dell’industria lombarda: Milano e Monza e Brianza le province eccellenti
I risultati dell’indagine della Banca d’Italia sulle imprese industriali e dei servizi indicano che nel 2015 è proseguito il miglioramento della redditività delle imprese lombarde. La percentuale di aziende che hanno chiuso l’esercizio in utile è ulteriormente cresciuta (73%), tornando ai livelli del pre-crisi.
La crisi ha però accentuato le eterogeneità tra imprese e comparti produttivi della manifattura: i risultati migliori sono stati riscontrati nei settori a elevato contenuto tecnologico delle province più industrializzate, con Milano e Monza e Brianza a guidare la classifica dei territori a “vitalità diffusa” (costruita considerando indicatori relativi alla dinamica 2007-2014 dell’export, del fatturato, e del valore aggiunto).
Distribuzione provinciale dei segnali di vitalità diffusi (1) (valori percentuali)
Il fatturato delle imprese “a vitalità diffusa” (1/5 del totale occupazione manifattura) è aumentato del 24,2% nel 2007-2014, l’export del 19,3% nel biennio 2013-2014 rispetto al pre-crisi. Questo, perché hanno giocato d’attacco durante la crisi, investendo in R&S, innovazione e digitalizzazione dei processi produttivi, e ripatrimonializzando.
Fatturato nel 2015 per tipologie di investimento (1) (variazioni percentuali)
Di contro, le imprese con segnali di vitalità deboli o assenti (50% del totale addetti manifattura) hanno perso quasi il 20% del fatturato tra il 2007 e il 2014 e il 9,3% delle esportazioni nel periodo 2013-2014 rispetto ai livelli del biennio 2007-2008. Il loro è stato un approccio difensivo che continua tutt'ora, legato alla minore dimensione aziendale e all'appartenenza a settori tradizionali. Al di là delle performance negative, un prolungato mancato investimento provoca invecchiamento dei macchinari e condiziona le possibilità future di crescita.
Permangono tuttavia delle nubi: quali i punti di forza, su cui far leva per alimentare questa ripresa?
Le indicazioni sul primo trimestre del 2016 mostrano alcuni segnali di rallentamento sia nell'industria, sia nei servizi alle imprese: i rischi di ridimensionamento della crescita (legati al rallentamento del commercio mondiale e alle ferite lasciate dalla crisi, in termini di perdita di capacità produttiva e di accresciuta polarizzazione tra imprese) potrebbero avere ripercussioni negative anche sulle scelte di investimento delle aziende.
Tra i punti di forza delle imprese lombarde, Banca d’Italia segnala:
- l’alta qualità del capitale umano (grazie all'eccellente sistema universitario regionale)
- l’elevata specializzazione in settori a tecnologia medio-alta, senza dimenticare settori più tradizionali come quello della moda, che ha trovato la sua strada puntando sulla qualità
- il grado di apertura verso l’estero, non solo in termini di export ma anche per quanto riguarda la capacità di attrazione degli investimenti (in Lombardia arriva il 55% del totale IDE verso l’Italia)
Per far “atterrare” questi punti di forza occorre trasformare il capitale umano in capitale sociale:
- incremento della dimensione aziendale anche tramite aggregazioni (in Lombardia operano 9 cluster tecnologici, ma le imprese coinvolte sono poco meno di 700)
- maggiore investimento in R&S
- più maturo rapporto banca-impresa (su questo tema, Banca d’Italia ha sottolineato il ruolo di Assolombarda, che con Bancopass ha fornito un importante supporto alle imprese di minore dimensione)
Il report completo è disponibile al seguente link: report completo.
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