L'economia della Lombardia (giugno 2014)
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Rapporto annuale redatto dalla sede di Milano della Banca d'Italia.
Sommario
Le difficoltà congiunturali, iniziate nella seconda metà del 2011 in conseguenza delle tensioni sul debito sovrano e delle manovre di consolidamento fiscale, si sono approfondite l'anno passato. Secondo le stime di Prometeia il prodotto interno lordo (PIL) della Lombardia a prezzi costanti è diminuito del 2,0 per cento nel 2012, portando a oltre 3,5 punti la perdita in termini di PIL dal 2008. La recessione ha colpito in particolar modo l'industria e le costruzioni, mentre il terziario ha recuperato i livelli precedenti la crisi.
Nell'industria, i cali produttivi sono stati eterogenei tra province, anche per effetto della diversa specializzazione settoriale; gli indicatori congiunturali del primo trimestre indicano che la fase di debolezza della domanda e dell'attività non si sarebbe esaurita; non sono ripartiti gli investimenti. Nelle costruzioni, al ridimensionamento ciclico ha contribuito in misura rilevante l'edilizia residenziale: le compravendite e i permessi di costruire abitazioni si sono più che dimezzati rispetto al picco della metà degli anni Duemila; sono rimasti tuttavia modesti gli effetti sui prezzi. In tutti i settori, dal 2008 è molto aumentato il numero di imprese uscite dal mercato per cessazione dell'attività: un'analisi sui bilanci delle imprese fallite o liquidate negli ultimi quattro anni rivela che queste presentavano una situazione economico-finanziaria tesa già prima del 2007. Per le prospettive di crescita della regione è rilevante la capacità di produrre innovazione. Sotto questo profilo la regione sconta un'incidenza sul prodotto della spesa in ricerca e sviluppo effettuata dalle imprese minore di quella europea, anche se più elevata che nella media nazionale, una dotazione di ricercatori inferiore e un'attività brevettuale meno dinamica. Anche la ricerca universitaria, più pro-duttiva che in Italia, resta lontana dalla frontiera dell'eccellenza in Europa.
L'unico stimolo alla crescita è venuto dalle esportazioni, che hanno continuato a espandersi, pur debolmente, spinte da quelle verso le destinazioni extra UE, che si ragguagliano al 47 per cento del totale. Negli ultimi anni si sono intensificati gli scambi internazionali di servizi alle imprese, anche per effetto della progressiva ter-ziarizzazione dell'economia, e gli investimenti diretti da e verso l'estero. Questi fenomeni, per i quali la Lombardia è la prima regione italiana, hanno un'incidenza sul prodotto superiore che nel resto del Paese.
Nella media dello scorso anno l'occupazione è rimasta stabile, ma la forte crescita dell'offerta di lavoro ha innalzato il tasso di disoccupazione al 7,9 per cento nell'ultimo trimestre del 2012. Le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni han-no ripreso ad aumentare, per l'incremento della componente ordinaria. Il deterioramento occupazionale è stato sensibile soprattutto per i giovani. I salari orari dei lavoratori dipendenti sono superiori ai corrispondenti dati nazionali e hanno una minore dispersione intorno alla media.
In un quadro di aggravamento della fase recessiva, nel 2012 i finanziamenti alla clientela lombarda hanno prima rallentato, per poi ridursi nella seconda parte dell'anno e nei primi mesi del 2013. Sull'andamento hanno influito componenti sia di domanda, sia di offerta. Le richieste di prestiti sono risultate infatti estremamente deboli, specie quelle indirizzate alla copertura degli investimenti produttivi delle imprese e al finan-ziamento dell'acquisto di abitazioni da parte delle famiglie. Le politiche d'impiego seguite dalle banche sono rimaste selettive, risentendo soprattutto dell'elevata incertezza sulle prospettive dell'attività economica e del mercato degli immobili.
Queste indicazioni sono confermate dalle indagini effettuate presso le imprese, che hanno lamentato un inasprimento dei criteri per l'accesso al credito, particolarmente evidente tra la fine del 2011 - in concomitanza con la fase più acuta della crisi del debito sovrano - e la prima parte dell'anno scorso. Nelle indagini più recenti, le im-prese hanno segnalato con minor frequenza che in passato difficoltà di reperimento dei fondi, e le aspettative per i prossimi mesi sono di una stabilizzazione.
Il credito alle famiglie - per la prima volta dalla crisi finanziaria del 2008-09 - si è ridotto nei primi mesi del 2013. Le nuove erogazioni di mutui ipotecari si sono pressoché dimezzate nel corso del 2012, riflettendo la riduzione delle compravendite e la cautela delle banche nella concessione dei prestiti. Per le imprese, il calo dei finanziamenti è stato marcato e diffuso a tutti i settori produttivi; sono diminuite le forme tecniche più legate alle vendite e quelle a medio e lungo termine orientate agli investimenti. La selettività nelle politiche di offerta ha determinato differenze sistematiche nella dinamica del credito alle imprese in base al loro grado di rischiosità, ma una riduzione, seppure più contenuta, ha accomunato anche quelle finanziariamente solide. Le aziende più fragili hanno tuttavia riscontrato con maggior frequenza un peggioramento delle condizioni di accesso al credito.
Sulle politiche di offerta ha gravato l'ulteriore deterioramento del merito di credito delle imprese, per le quali le nuove situazioni d'insolvenza hanno raggiunto livelli particolarmente elevati anche nel confronto storico, specie nel comparto delle costruzioni. La qualità del credito alle famiglie è rimasta invece sostanzialmente stabile.
Si sono attenuate le difficoltà di raccolta da parte degli intermediari: la provvista al dettaglio presso la clientela residente nella regione ha mostrato un progressivo recupero nel corso del 2012, confermato negli andamenti più recenti. Anche gli altri investimenti finanziari delle famiglie sono cresciuti, seppure di poco.
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