Le scelte finanziarie delle PMI di Milano, Lodi, Monza e Brianza
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Indagine promossa da Assolombarda all'interno del progetto del libro "Credito e finanza per la crescita delle imprese"
Executive Summary
Nell’ambito del progetto del libro "Credito e finanza per la crescita delle imprese", Assolombarda ha promosso un’indagine sulle scelte finanziarie delle PMI di Milano, Lodi, Monza e Brianza al fine di comprendere quali siano le strutture organizzative dedicate alla gestione finanziaria ed esaminare le abitudini finanziarie delle imprese del territorio.
L’Indagine è stata effettuata tramite l’invio alle imprese associate di questionari tra il 16 maggio e l’8 giugno 2018. L’insieme dei rispondenti (179 imprese associate) costituisce il gruppo di soggetti analizzato, che si caratterizza per una rilevante variabilità in termini di dimensioni aziendali e settori di appartenenza delle imprese coinvolte.
All’interno del gruppo delle imprese intervistate sono stati individuati tre “percorsi” a seconda della figura professionale preposta alla gestione finanziaria. Nelle imprese appartenenti al primo percorso non è prevista alcuna figura specializzata e le decisioni di natura finanziaria vengono prese dall’imprenditore o dall’amministratore delegato. Appartengono al secondo percorso le imprese nelle quali le decisioni finanziarie sono delegate al responsabile dell’area amministrativa. Il terzo percorso, infine, comprende le imprese che prevedono all’interno della propria struttura organizzativa un vero e proprio Direttore Finanziario, o CFO (Chief Financial Officer). In termini di dimensioni aziendali, le imprese del Percorso 3 sono mediamente più grandi di quelle degli altri percorsi (242 addetti in media contro i 64 addetti del Percorso 1 e i 65 del Percorso 2).
Per quanto riguarda le motivazioni addotte alla scelta di dotarsi o meno di un Direttore Finanziario, le imprese del Percorso 1 e del Percorso 2, che non ne fanno uso o delegano le decisioni finanziarie al responsabile amministrativo, riportano da un lato che le dimensioni aziendali non richiedono una figura specifica dedicata alla gestione finanziaria (38% dei rispondenti nel Percorso 1 e 70% nel Percorso 2) e, dall’altro, che le competenze richieste sono già presenti in azienda nella persona dell’imprenditore o dell’amministratore delegato (62% dei rispondenti nel Percorso 1 e 12% nel percorso 2). A guidare la scelta, dunque, non sono motivazioni di tipo esogeno (costi o disponibilità di figure specializzate), quanto piuttosto ragioni legate alla struttura aziendale stessa.
Le imprese del Percorso 3, invece, decidono di affidarsi ad un vero e proprio CFO riconoscendo che la dimensione e la complessità aziendale richiedono un presidio continuativo dell’area finanziaria (75% dei rispondenti). Inoltre, il 35% delle imprese dichiara che la presenza del Direttore Finanziario è anche il risultato di una scelta di tipo strategico e improntata allo sviluppo dell’azienda. Il CFO assume così un ruolo di primaria importanza all’interno dell’impresa, lavorando a stretto contatto con i vertici esecutivi: il 77% delle imprese del Percorso 3 dichiara infatti che il CFO siede nel board o partecipa alle attività del board stesso (quota decisamente superiore al 61% dei rispondenti tra le imprese del Percorso 2, relativamente alla figura del Direttore Finanziario).
Le principali determinanti del livello di indebitamento dell’impresa risultano essere il fabbisogno di liquidità (63% dei rispondenti) e il costo delle fonti di finanziamento (43%). Distinguendo tra i diversi percorsi, le imprese del Percorso 1 e del Percorso 2 indicano con più frequenza la disponibilità del sistema bancario a concedere finanziamenti rispetto alle imprese del Percorso 3. Tra i fattori determinanti, le imprese dei percorsi 2 e 3 segnalano maggiormente i vantaggi fiscali rispetto a quelle del Percorso 1.
Quando si tratta di scegliere le specifiche fonti di finanziamento, le imprese intervistate citano, tra i criteri più rilevanti, il costo della singola operazione (64% degli intervistati) e la rispondenza ai bisogni aziendali (56%). Anche in questo caso vi è una certa variabilità tra i diversi percorsi: le imprese dei Percorsi 1 e 2 danno più peso alla velocità di esecuzione rispetto alle imprese del Percorso 3, mentre quelle appartenenti ai Percorsi 2 e 3 considerano maggiormente l’impatto sul cash flow rispetto alle imprese del Percorso 1.
L’Indagine affronta anche il tema della conoscenza e della diversificazione nell’utilizzo dei diversi strumenti finanziari. Ne emerge un quadro variegato all’interno del quale è possibile individuare una chiara tendenza: col crescere delle dimensioni e della complessità aziendali aumenta tanto il grado di conoscenza delle possibili soluzioni finanziarie quanto l’effettivo utilizzo di un pacchetto sempre più esteso di strumenti finanziari. Un trend simile si osserva nel numero e nella composizione degli intermediari finanziari diversi da quelli bancari con i quali le imprese dei diversi percorsi si relazionano.
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