IMD – World Competitiveness Yearbook 2020

Report annuale IMD.

In sintesi

Nel 2020 l’Italia rimane 44° su 63 Paesi nella classifica annuale sulla competitività mondiale dell’IMD World Competitiveness Center. Posizionamento invariato rispetto al 2019 anche per Germania (17°) e Spagna (36°), mentre la Francia vede il proprio ranking in discesa per il terzo anno consecutivo (da 28° nel 2018 a 31° nel 2019 a 32° nel 2020).

La performance italiana non è tuttavia stabile in tutte le quattro macro-aree di osservazione. Il nostro Paese perde 4 posizioni per efficienza governativa (classificandosi 57° dopo essere stata 53° per tre anni consecutivi, a causa di peggioramenti nel posizionamento per finanze pubbliche ed evasione fiscale) e 3 posizioni per efficienza delle imprese (da 42° a 45° principalmente in quanto si deteriora la performance in termini di produttività e di mercato del lavoro).
Ne guadagna invece ben 11 nella performance economica (da 53° a 42°, trainata in particolare da un netto balzo in avanti – da 32° a 15° – del posizionamento nella sottocategoria “investimenti internazionali”) e 2 in infrastrutture (classificandosi 30°).

Punti di forza
In questa edizione quali principali leve di competitività in ambito performance economica si conferma il commercio ed emergono gli investimenti internazionali (in particolare per ammontare sia in uscita sia in entrata l’Italia vede migliorare il proprio ranking, entrando nella top20). Lato infrastrutture si confermano punti di forza l’infrastruttura scientifica insieme a sanità e ambiente, mentre considerando l’efficienza governativa il plauso viene dato al quadro istituzionale con specifico riguardo ai costi di licenziamento, alla presenza di barriere tariffarie e alle politiche per l’immigrazione. Infine, con riguardo all’efficienza delle imprese, la sottocategoria produttività ed efficienza, nonostante il peggioramento, rimane la più rilevante.
Per quanto attiene ai singoli indicatori, l’Italia si posiziona 1° per costi di licenziamento, 5° per aspettativa di vita dalla nascita e per diversificazione dell’export, 7° per qualità delle università e 9° per esportazioni di beni (con 532,66 miliardi di dollari di esportazioni nel 2019) e tecnologie relative all’ambiente.

Punti di debolezza
Gli elementi maggiormente critici si concentrano nelle macro-aree efficienza governativa ed efficienza delle imprese, in quest’ultimo caso con particolare riguardo a innovazione e 4.0. L’Italia si posiziona 61° per capacità di controllo dell’evasione fiscale; 60° nella capacità di attrarre talenti e formare la forza lavoro, nonché per rilevanza del debito pubblico in rapporto al Pil; 59° lato finanze pubbliche e burocrazia, ma anche lato nascita di nuove imprese e uso dei big data; 58° per disoccupazione e per trasformazione digitale/uso delle tecnologie da parte delle imprese.

Le opinioni dei manager
L’82% dei manager intervistati nei 63 Paesi indica l’affidabilità delle infrastrutture come elemento chiave di attrattività dell’Italia, il 74% il capitale umano. Le percentuali si dimezzano nel caso di sistema del lavoro e stabilità politica. Si scende poi a percentuali di risposte inferiori al 30% per efficacia del sistema legale, qualità della corporate governance e dinamicità del sistema economico e a percentuali inferiori al 5% per competitività in termini di costi e tassazione.

Le sfide per il 2020
Tra le cinque principali sfide individuate dall’IMD come le più importanti del 2020 risultano confermati
1) lo stimolo degli investimenti, sia pubblici sia privati,
2) la realizzazione di un piano per le infrastrutture,
3) il rafforzamento delle misure a supporto alle imprese,
alle quali si aggiungono
4) la realizzazione di misure efficaci di supporto al reddito delle famiglie e
5) l’impegno per la promozione di un piano per gli investimenti europeo.

imm1 - IMD ranking20 leggibile

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