Il rallentamento della domanda allenta le tensioni, ma i prezzi restano eccezionalmente alti
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Nelle ultime settimane, il prezzo del gas in Europa e quello dell’elettricità in Italia sono diminuiti rapidamente, per effetto della riduzione della domanda, ma permangono su livelli ancora storicamente elevati: dieci volte il pre Covid il primo, oltre quattro volte il secondo. Prosegue la salita di mais, frumento e olio di soia, e tra i metalli restano alte le pressioni di prezzo per nichel e cobalto, e si registra un consistente aumento del molibdeno, materia prima strategica nella transizione energetica. La riduzione della domanda incide anche sui costi della logistica, con gli indici globali dei noli marittimi in calo, ma ancora 2-3 volte superiori ai livelli al pre Covid.
Nel corso di settembre e nella prima metà di ottobre le quotazioni del gas naturale europeo sono diminuite rapidamente, toccando i 113,22 €/MWh il 18 ottobre, dai 200 €/MWh che ancora si registravano a fine settembre. Le tensioni sul mercato del gas in Europa sono contenute da una diminuzione della domanda, per effetto delle temperature miti e della riduzione di attività dei settori più energivori. Tuttavia, il livello è ancora molto elevato, pari a oltre dieci volte il pre Covid. Anche il prezzo dell’energia elettrica in Italia è in calo, attestandosi a 215,26 €/MWh il 18 ottobre, ma si conferma anche particolarmente volatile (da un minimo di 184,48 €/MWh a un massimo di 350,46 €/MWh nelle sole prime due settimane di ottobre). Inoltre, il prezzo dell’energia in Italia è nettamente più elevato di quello degli altri paesi benchmark europei: nella media di settembre 2022 il prezzo in Italia è risultato 3 volte quello spagnolo, +24% di quello tedesco. Nella prima settimana di ottobre il petrolio Brent è, invece, cresciuto sfiorando i 98 dollari al barile essenzialmente a causa dei recenti annunci di tagli alla produzione da parte dell’OPEC+; ciononostante, dal 10 ottobre le quotazioni sono tornate a scendere, per effetto della discesa della domanda: 90,03 dollari al barile il 18 ottobre.
Permangono le spinte rialziste su alcuni alimentari, più legati al conflitto in Ucraina. I prezzi di olio di soia, mais e frumento sono in continuo aumento, evidenziando rispettivamente un +131,3%, +102,3% e +74,1% rispetto al livello medio di gennaio 2020.
Tra i metalli, si segnalano livelli ancora molto elevati per nichel (+80,9% rispetto al pre Covid) e cobalto (+82,2%), nonostante si posizionino ben più in basso rispetto ai picchi registrati dall’inizio del conflitto. Il molibdeno, materia prima strategica nella transizione energetica, è invece in forte crescita e tocca un nuovo record, pari al +127,3% sopra il valore pre Covid (dato del 17 ottobre). Infine, metalli come rame (+45,7%), alluminio (+44,4%), acciaio (+43,2%) e soprattutto piombo (+23,2%) e ferro (+11,7%) evidenziano variazioni rispetto al pre Covid decisamente più contenute, anche a causa del rallentamento del ciclo globale.
Per quanto riguarda i costi logistici, prosegue il trend di decrescita, indotto sia dal rallentamento della domanda sia dalla crescita dell’offerta di container nell’ultimo periodo. In particolare, l’indice dei noli marittimi di navi container è in discesa del -38,0% dal picco di ottobre 2021, un calo spiegato prevalentemente dalla diminuzione dei noli relativi alle rotte che partono da Shangai. L’indice resta comunque su livelli estremamente elevati, pari al +237% rispetto al pre Covid. I noli riferiti alle navi portarinfuse secche mostrano un andamento più volatile, benché si evidenzi una discesa e un ritorno sui livelli di marzo 2021. Anche in questo caso, l’indice è ancora nettamente superiore al pre Covid (+108% rispetto a gennaio 2020).
Gas naturale, energia elettrica e petrolio
Il prezzo del gas naturale europeo, dopo aver raggiunto il punto di massimo pari a 339,2 €/MWh il 26 agosto, è costantemente sceso nel mese di settembre e inizio ottobre, tornando sotto i 200 €/MWh. Tuttavia, l’ultima quotazione (113,22 €/MWh il 18 ottobre) resta oltre dieci volte quella media di gennaio 2020 (Grafico 1, i grafici sono riportati nella nota pdf).
L’andamento dell’energia elettrica in Italia, che segue quello del gas naturale, è anch’esso in calo. Infatti, il Prezzo Unico Nazionale (PUN), dopo aver toccato il massimo di 740,1 €/MWh il 29 agosto, è sceso a 215,26 €/MWh il 18 ottobre. Tuttavia, la quotazione continua a essere molto volatile: basti pensare che nelle prime due settimane di ottobre ha oscillato tra un minimo di 184,48 €/MWh e un massimo di 350,46 €/MWh. (Grafico 2).
Inoltre, se confrontato con quello degli altri paesi benchmark europei, il prezzo dell’energia elettrica in Italia è nettamente più elevato: con riferimento al prezzo medio di settembre 2022, il PUN dell’Italia è tre volte quello spagnolo, il 24% oltre quello tedesco, del 9% più alto di quello francese (Tabella 2).
Dopo il calo di settembre, il petrolio Brent, con i recenti annunci dell’OPEC+ di tagli alla produzione, è tornato a crescere sfiorando i 98 $ al barile nella prima settimana di ottobre (Grafico 3). Tuttavia, già dalla seconda settimana del mese, il prezzo del Brent è sceso, raggiungendo i 90,03 $ al barile il 18 ottobre.
Cereali e oli vegetali
La guerra in Ucraina continua a produrre forti conseguenze sul prezzo dei cereali: la quotazione del frumento è in continua crescita da inizio settembre, pur rimanendo inferiore al picco da inizio conflitto del -32,3% (Grafico 4). Il prezzo del mais, tornato ad aumentare già in agosto, ora si attesta sui 7,03 €/bushel (dato 17 ottobre), avvicinandosi al massimo di 7,8 €/bushel registrato a marzo (Grafico 5).
Sul fronte degli oli, l’olio di palma si conferma sotto i 1.000 €/Ton tornando sotto i livelli pre conflitto, ben lontano dal suo picco (Grafico 6), anche se ancora superiore al livello pre Covid del +27,6%. Il prezzo dell’olio di soia, invece, è tornato a salire dall’estate, attestandosi sopra il pre pandemia del +131,3% e assottigliando il gap rispetto al suo punto di massimo (-20,4% il 17 ottobre) (Grafico 7).
Metalli ferrosi
Tra i metalli ferrosi, la quotazione dell’acciaio, in discesa dalla primavera, si posiziona nella prima parte di ottobre tra i 720 e i 770 €/Ton (Grafico 8). L’ultimo dato disponibile (17 ottobre) è pari a 752,29 €/Ton, un valore in linea con quello registrato a fine 2020.
Il prezzo del minerale di ferro è costantemente sotto i 100 €/Ton da fine settembre, segnando un livello del +11,7% rispetto a gennaio 2020 (Grafico 9).
Metalli non ferrosi e materie prime strategiche
Sul fronte dei metalli non ferrosi, la quotazione del nichel si attesta intorno ai 22 mila euro per tonnellata, ovvero il -44,0% rispetto al picco da inizio conflitto, ma ancora il +80,9% rispetto a gennaio 2020 (Grafico 10). Il prezzo dell’alluminio (Grafico 11) è in leggero aumento nella prima parte di ottobre, pur rimanendo intorno ai 2.300 €/Ton (+44,4% rispetto al pre Covid). Il prezzo del rame sfiora nuovamente gli 8.000 €/Ton (+45,7% rispetto al pre Covid), registrando un leggero aumento dovuto a una diminuzione del livello delle forniture (Grafico 12). Il prezzo dello zinco è in lieve ma continua discesa (2.988,6 €/Ton il 17 ottobre), dopo l’ultimo picco estivo (Grafico 13). Il prezzo del cobalto prosegue il trend di risalita dal minimo toccato ad agosto (da 45.217 €/Ton dell’11 agosto a 52.748 €/Ton del 17 ottobre) e si trova ancora su quotazioni sostenute rispetto al pre pandemia (+82,2%) (Grafico 14). Tra le materie prime strategiche per la transizione energetica, il molibdeno è in forte crescita e ha raggiunto il record di 19,91 €/Libbra il 12 ottobre, registrando un +127,3% rispetto al pre Covid (dato al 17 ottobre) (Grafico 15). Per quanto riguarda piombo e argento, le quotazioni sono entrambe particolarmente volatili. Il prezzo del piombo è in aumento nell’ultima settimana e la variazione dal picco è solo del -7,3% (17 ottobre), mentre il prezzo dell’argento è in diminuzione, dopo esser cresciuto nei primi giorni di ottobre. Entrambi i metalli si attestano intorno al +20% rispetto al pre Covid (Grafico 16 e Grafico 17).
Legno e cotone
Il prezzo del legno conferma il trend di discesa degli ultimi mesi, registrando un -60,8% rispetto al picco da inizio conflitto, ma è pur sempre del +41,1% sopra il livello pre pandemia (Grafico 18). Anche il prezzo del cotone è in calo da un mese, ma del +36,1% più alto che a gennaio 2020 (Grafico 19).
Noli navali
Gli indici aggregati globali relativi ai noli marittimi proseguono nel trend di decrescita, indotto sia dal rallentamento della domanda sia dalla crescita dell’offerta di container nell’ultimo periodo. In particolare, dopo aver raggiunto il punto di massimo a ottobre 2021, l’indice dei noli marittimi di navi container è in continuo calo e a settembre 2022 (ultimo dato disponibile) risulta inferiore del -38,0% (dagli 8.667 euro di ottobre 2021 ai 5.370 euro di settembre 2022 per il costo di un container da 40 piedi). Il calo è spiegato prevalentemente dai trend in diminuzione relativi alle rotte che partono da Shangai dirette verso Rotterdam, Genova, New York e Los Angeles. Tuttavia, l’indice resta ancora su livelli estremamente elevati, pari al +237% rispetto al pre Covid. I noli riferiti alle navi portarinfuse secche mostrano un andamento più volatile, benché sia complessivamente in decrescita; infatti, il dato di settembre è sceso ai livelli di marzo 2021. Tuttavia, anche in questo caso l’indice è ancora nettamente superiore al pre Covid (+108% rispetto a gennaio 2020).
Di seguito la nota con i grafici che dettagliano l’andamento delle quotazioni delle materie prime e dei costi logistici qui esaminati.
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