I profili delle città metropolitane, tra potenzialità e fragilità

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L’Istat ha recentemente pubblicato un report volto ad analizzare il profilo economico e socio-demografico delle 14 città metropolitane italiane. Il documento offre spunti per comprendere le dinamiche dei contesti urbani attraverso un ampio set di indicatori multitematici. Di seguito sono riassunti i risultati principali con un focus particolare su Milano.

Il ruolo di Milano come polo attrattivo per l'imprenditorialità

All’interno delle aree metropolitane, i comuni capoluogo manifestano una spiccata capacità attrattiva e assumono il ruolo di asse portante dell’economia territoriale.

In particolare, Milano è la città metropolitana con la densità imprenditoriale più elevata (107 unità locali ogni 1.000 abitanti), seguita da Firenze e Bologna. Con riferimento ai macrosettori di attività economica, la maggior densità di unità locali nei territori metropolitani si rileva negli “Altri servizi”, settore per il quale la città metropolitana di Milano esprime il più elevato potenziale economico (52 unità locali per 1.000 abitanti). Con un focus sul comune capoluogo, Milano si distingue anche per il più alto livello di reddito per abitante, oltre 23mila euro, quasi 10mila euro in più del dato medio nazionale.

La capacità di impiegare capitale umano: a Milano un tasso di occupazione pari al 76%

Nel complesso delle 14 città metropolitane, il tasso di occupazione della popolazione nella fascia di età 25-64 anni è pari al 65%, due punti percentuali al di sotto del tasso medio nazionale. Se si considera soltanto la componente femminile, la quota scende a 55 donne occupate ogni 100, contro le 57 osservate a livello nazionale.

Si riscontrano tuttavia delle differenze lungo lo stivale. Milano registra una quota di popolazione occupata pari al 76%, seconda solo al 77% di Bologna. Le incidenze più basse sono invece collocate al Sud: a Palermo il tasso di occupazione è solo del 49%, mentre a Catania e Napoli i valori sono pari al 50%.

Per quanto riguarda la distribuzione intra-territoriale, i comuni capoluogo confermano una maggiore capacità di impiegare il capitale umano a disposizione, mentre man mano che ci si allontana dal centro del territorio metropolitano si manifesta la progressiva riduzione dei tassi di occupazione. Alcune città metropolitane presentano però un andamento in controtendenza: a Milano, Bologna, Firenze, Torino e Genova i livelli occupazionali nelle prime e/o seconde cinture sono maggiori (o in linea) di quelli dei comuni capoluogo.

Milano tra le città più densamente abitate e con popolazione in crescita

Anche per quanto riguarda il grado di urbanizzazione e la densità di popolazione, i comuni capoluogo si confermano essere polo attrattivo dell’area circostante.

Tra le città più densamente abitate troviamo Napoli (2.535 abitanti per km2) e Milano (2.040 abitanti per km2), nonostante nell’ultimo ventennio queste siano state soggette a dinamiche demografiche divergenti. Infatti, mentre Milano è stata caratterizzata da un incremento della popolazione (+9,4%), Napoli ha sofferto una perdita di abitanti pari al -2,3% (Figura 1). Tra le città che hanno registrato una crescita ci sono anche Roma (14%) e Bologna (10,4%), mentre il calo più marcato riguarda Messina (-8,8%).

Con lo sguardo verso il futuro demografico dell’Italia,  le previsioni per il 2030 confermano un quadro critico per il prossimo decennio, caratterizzato da una decrescita della popolazione pari al -1,8%. Seppur in maniera lievemente più contenuta, anche le città metropolitane saranno interessate da un calo della popolazione residente del -1,5% (da 21,3 milioni nel 2021 a 21,0 milioni nel 2030). In controtendenza solo Milano e Bologna che, nonostante un rallentamento, manterranno livelli contenuti di crescita demografica (rispettivamente 2,5% e 2,9%); queste ultime esercitano infatti una capacità attrattiva nei confronti della componente migratoria.

Lo spopolamento atteso a livello nazionale è legato sia alla diminuzione dei livelli di fecondità sia a saldi migratori negativi, determinando così uno scenario in cui le nascite non riescono a compensare i decessi e non sono controbilanciate dalle dinamiche migratorie con l'estero, seppure di segno positivo.

Il calo della popolazione si riflette anche negli indicatori demografici, per i quali osserviamo un indice di vecchiaia in continua crescita sia a livello nazionale (187,6 anziani per 100 bambini) che nelle città metropolitane (177,5).

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Il report completo è disponibile al seguente LINK.

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