Global Competitiveness Index 2018

Rapporto annuale del World Economic Forum.

È stato da poco pubblicato il Global Competitiveness Index (GCI) 2018 del World Economic Forum, che valuta la competitività di 140 Paesi sulla base di 98 parametri raggruppati in 12 pillars.

Per la prima volta quest’anno la metodologia del GCI è stata innovata al fine di meglio catturare la competitività dei Paesi anche tenendo conto della evoluzione tecnologica in chiave 4.0. I pillar rimangono 12, di cui 10 invariati nella denominazione (istituzioni, infrastrutture, contesto macroeconomico, salute e istruzione primaria, istruzione superiore e formazione, efficienza del mercato dei beni, efficienza del mercato del lavoro, grado di sviluppo del mercato finanziario, dimensione del mercato, innovazione), mentre 2 presentano un nuovo focus sull’adozione delle tecnologie nelle imprese (“business dynamism”) e nella società in generale (“ICT adoption”). All’interno dei pillar, la trasformazione è profonda: dei 98 indicatori, solo 34 sono aggiornati dai precedenti rapporti, i restanti 64 sono di nuova pubblicazione. Non è pertanto possibile la comparazione in chiave dinamica con edizioni precedenti, di diversa costruzione, ma piuttosto si utilizza la classifica 2017 ricostruita secondo la nuova metodologia.

La Top 10 dei Paesi più competitivi secondo il GCI 4.0 2018 premia gli Stati Uniti (1° posto), seguiti da Singapore (2° posto), Germania (3° posto). La classifica rimane comunque dominata da Paesi europei.

Il ranking dell’Italia

  • Nel 2018 l’Italia si colloca al 31esimo posto su 140 Paesi (Francia al 17esimo posto, Spagna al 26esimo posto) e al 17esimo posto a livello europeo.
  • Anche con la nuova metodologia, si conferma la forte competitività dell’Italia con riguardo a salute della popolazione (6° posto), dimensione del mercato (12esimo posto) e infrastrutture (21esimo posto).
  • L’Italia rivela inoltre un’elevata capacità di innovazione (22° posto), che secondo il rapporto potrebbe migliorare ulteriormente investendo sull’adozione dell’ICT nella società e sul potenziamento dell’innovazione a livello di produzione e nuovi modelli di business nelle imprese (le dimensioni ICT adoption e Business dynamism infatti vedono l’Italia ancora a metà classifica, rispettivamente al 52esimo e al 42esimo posto).

 

  • Rimangono invece punti di debolezza soprattutto relativamente all’efficienza del mercato del lavoro (79esimo posto) e all’amministrazione pubblica (56esimo posto), mentre serve lavorare ancora su stabilità macroeconomica (58esimo posto) e sviluppo dei mercati finanziari (49esimo posto), ambiti in cui l’Italia è al di sotto della media europea e del Nord-America.

Per ulteriori approfondimenti, si consulti il rapporto completo.

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