Competitività dei settori produttivi - edizione 2018

Rapporto annuale dell'Istat.

In sintesi

L’Istat ha pubblicato il Rapporto sulla competitività dei settori produttivi. Giunto alla sesta edizione, il rapporto fotografa la struttura, la performance e la dinamica del sistema produttivo italiano.

CONGIUNTURA E RUOLO DEGLI INVESTIMENTI NELLA RIPRESA
La ripresa economica in Italia si è manifestata più tardi e in misura più contenuta rispetto alle altre economie europee, come Germania, Francia e Spagna, a causa di una dinamica più debole dei consumi e degli investimenti. In Italia gli investimenti soffrono di un ruolo più limitato come driver della crescita: la quota del totale degli investimenti fissi lordi in percentuale del Pil è più bassa della media dei paesi dell’Uem sia prima della crisi (21,2 contro il 22% nel 2005), sia dopo la prima recessione (19,9 contro il 20,7% nel 2010) e tale divario risulta addirittura più ampio nel 2017 (3,1 punti percentuali: 17,5 contro il 20,6%).

immagine 1 - investimenti e pil

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, i segnali di recupero trovano riscontro in tutti i principali paesi della Uem, pur evidenziandosi importanti differenze sia nei tempi sia nell’intensità della ripresa in corso. In Germania il mercato del lavoro ha manifestato una sostanziale tenuta nella fase recessiva. All’estremo opposto, in Spagna l’input di lavoro ha registrato una caduta ininterrotta e significativa sin dall’inizio della recessione. Francia e Italia si collocano invece in una situazione intermedia. 

immagine 2 - occupazione

Rispetto al tema della trasformazione digitale, un aspetto rilevante del gap di digitalizzazione dell’Italia riguarda l’uso del web e l’accesso a Internet. La presenza sul web è assicurata per il 44% di imprese italiane che utilizzano un social media; tuttavia, solo il 15% delle imprese rende disponibili funzionalità di eCommerce (carrello web) sul proprio sito. Un altro elemento della trasformazione digitale è rappresentato dalla velocità di connessione a Internet, inteso come fattore abilitante l’utilizzo di tecnologie: nel 2017 solo il 7% delle imprese aveva accesso a internet con una connessione a velocità superiore ai 100 Mb/s, contro il 42% della Danimarca e il 39% della Svezia.

immagine 3 - utilizzo banda larga

LA COMPETITIVITÀ DEI SETTORI PRODUTTIVI NEGLI ANNI DELLA RIPRESA
L’Istat analizza i settori produttivi attraverso l’indicatore sintetico di competitività strutturale (ISCo), che combina i seguenti fattori: competitività di costo, redditività, performance sui mercati esteri e innovazione . Nel 2015 ai primi posti della graduatoria figurano le imprese delle bevande, della farmaceutica, della chimica, dei macchinari e apparecchiature elettriche.

Dalle informazioni di natura qualitativa emerge la tendenza verso un progressivo diffondersi della ripresa tra i settori manifatturieri: quasi la metà delle imprese (il 46% del totale) ha dichiarato di aver registrato un aumento del volume di affari nel 2017 (erano il 37% l’anno precedente), mentre solo il 16,7% ha affermato di aver riscontrato una diminuzione (erano il 22,4% nel 2016).

immagine 4 - aspetti attività economica

TECNOLOGIE, INNOVAZIONE, COMPETITIVITÀ, OCCUPAZIONE
Nel triennio 2014-2016 il 48,7% delle aziende italiane di industria e servizi di mercato con almeno 10 addetti ha svolto attività innovative. Di questi, il 30,3% sono “Innovatori forti” (innovano prodotti e processi); quasi il 25% “Innovatori di prodotto” (ma non di processo); il 18,5% “Innovatori di processo” (ma non di prodotto); circa il 22% “Innovatori deboli” (innovano solo l’organizzazione o il marketing); il 4,9% “Potenziali innovatori” (hanno svolto attività innovative che non si sono tradotte in innovazioni). Gli innovatori sono in aumento rispetto al 2012-2014. Nella manifattura prevalgono gli Innovatori di prodotto mentre nei servizi gli Innovatori deboli.

immagine 5 - imprese innovatrici

L’analisi congiunta di dotazione di capitale e digitalizzazione individua 5 profili di propensione alla trasformazione digitale: 

immagine 6 - propensione digitale

1) le “Indifferenti” (il 63% delle imprese), imprese che non hanno effettuato significativi investimenti in passato né (soprattutto) li ritengono rilevanti ai fini dell’attività di impresa: tale condizione appare trasversale rispetto al livello di dotazione di capitale;
2) le “Sensibili vincolate” (il 22% delle imprese), imprese che invece hanno espresso un giudizio positivo sulla rilevanza di un investimento di questa natura sulla propria attività, ma che sono caratterizzate (e potenzialmente ostacolate) da una medio-bassa dotazione di capitale fisico e bassa dotazione di capitale umano;
3) le “Digitali incompiute” (il 2,3% delle imprese), che nonostante abbiano raggiunto un elevato grado di digitalizzazione e ritengano che quest’ultima sia importante per l’attività aziendale, presentano livelli di produttività (mediana) relativamente contenuti;
4) le “Sensibili” (il 9,7% delle imprese), che presentano un livello medio di digitalizzazione, inferiore a quello delle “Inefficienti digitali”, ma hanno una dotazione di capitale fisico e umano medio/alta e considerano l’investimento ICT rilevante per la propria competitività nel biennio 2017-2018;
5) le “Digitali compiute” (il 3,0% delle imprese), infine, sono quel gruppo di imprese che ad un elevato grado di digitalizzazione associano sia una elevata dotazione di capitale fisico e umano, sia la percezione delle tecnologie digitali come strumenti rilevanti per la propria attività nel prossimo futuro.

A livello di singoli settori, la presenza di “Indifferenti” è superiore al 50% in tutti i comparti della manifattura, ad eccezione dei settori farmaceutico (dove risulta relativamente contenuta, circa 28%), dell’elettronica , degli altri mezzi di trasporto e delle bevande (con percentuali comprese tra il 41,5 e il 45%); appare particolarmente elevata (vicino e sopra il 70%) nei comparti tradizionali (pelle, tessile, prodotti in metallo, abbigliamento).

immagine 7 - propensione digitale settori

In conclusione: prime valutazioni sul Piano Nazionale “Impresa 4.0”
Nel rapporto sono riportate alcune prime valutazioni sul Piano Nazionale “Impresa 4.0” da parte delle imprese. Secondo il giudizio degli imprenditori, il super ammortamento ha svolto un ruolo “molto” o “abbastanza” rilevante nella decisione di investire nel 2017 per il 62,1% delle imprese manifatturiere; l’Iper ammortamento per il 47,6% (53,0% nelle medie imprese, 57,6% delle grandi); infinte, il credito d’imposta per spese in R&S è stato ritenuto rilevante dal 40,8% delle imprese.

 

Il volume completo e le schede per settore produttivo sono disponibili al seguente link: rapporto e schede settori produttivi.

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