Booklet Economia: scendono fiducia e ordini nel manifatturiero e nei servizi lombardi, con impatti asimmetrici tra e dentro i settori
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La Lombardia rispetto ai benchmark nazionali ed europei. Focus specifici per Milano, Lodi, Monza Brianza, Pavia.
Le prospettive per l’economia lombarda appaiono in progressivo peggioramento, all’interno di un quadro di indebolimento del ciclo globale ed europeo più marcato del previsto. Scende ancora la fiducia: a settembre si ridimensionano pesantemente gli ordini e si riducono le aspettative di imprese e consumatori per l’ultima parte del 2022.
In particolare, la fiducia del manifatturiero in Lombardia e nel Nord Ovest diminuisce ancora a settembre, sul minimo da inizio 2021. Preoccupa il ridimensionamento consistente degli ordini, sia sul mercato interno sia soprattutto su quello estero, che si portano al di sotto dei livelli dell’ultimo anno dopo essere stati consistenti in tutta la prima metà del 2022. Anche le attese per l’inverno di domanda e produzione si deteriorano e scendono sui minimi da fine 2020.
Nella manifattura, poi, tornano ad aumentare e sono più della metà le imprese nel Nord-ovest che dichiarano ostacoli alle esportazioni. Nello specifico, nel terzo trimestre 2022 raggiungono un picco le segnalazioni di criticità relative a prezzi e costi, da parte del 30% delle aziende (erano il 12% prima del Covid), e si conferma al 15% la quota di coloro che manifestano un allungamento dei tempi di consegna.
Nei servizi la discesa della fiducia a settembre è più accentuata rispetto alla manifattura (dopo una tenuta maggiore in estate grazie allo slancio del turismo), anche in questo caso per effetto della riduzione della domanda e dell’evoluzione in negativo delle attese a breve sugli ordini.
Per quanto riguarda i consumatori, a settembre l’indice di fiducia nel Nord-Ovest rimane sostanzialmente stabile sulla media dei mesi estivi, un livello basso nel confronto storico. Tra le componenti si rileva, in particolare, un deciso peggioramento delle opinioni sulla situazione economica generale e del clima futuro.
Sulla fiducia e sulle condizioni economiche deteriorate incidono principalmente le crescenti tensioni geopolitiche, l’accelerazione dell’inflazione in Europa e in Italia sui massimi da diversi decenni (+8,9% l’incremento a settembre su base annua, da +8,4% ad agosto), le quotazioni eccezionali del gas nonostante i recenti cali e i prezzi sempre elevati di molte materie prime. Nelle ultime settimane, infatti, le quotazioni degli energetici sono diminuiti rapidamente, per effetto della riduzione della domanda indotta dalla discesa della attività industriale a fronte anche dei rincari e dal clima mite di questo autunno. Rispetto al pre Covid, il prezzo del gas in Europa è ancora dieci volte superiore, quello dell’elettricità in Italia è oltre quattro volte (al 18/10/22). Prosegue poi la salita di mais, frumento e olio di soia, e tra i metalli restano alte le pressioni di prezzo per nichel e cobalto, e si registra un consistente aumento del molibdeno, materia prima strategica nella transizione energetica.
Se gli indicatori qualitativi più recenti convergono, dunque, nel segnalare un ciclo economico in rallentamento, la lettura della fase attuale è complicata da elevata incertezza, divergenza (talvolta) tra aspettative e dati a consuntivo, dati medi che sintetizzano crescenti disomogeneità negli andamenti tra imprese. Un primo ambito utile a cogliere questa disomogeneità di impatti e ripartenze riguarda l’evoluzione del posizionamento sui mercati internazionali delle aziende lombarde. A tal fine, abbiamo approfondito e confrontato le performance dell’export dei nostri settori (fonte Istat) con i dati in valore del commercio mondiale (fonte International Trade Committee).
Sappiamo che nel 2021 l’export lombardo ha rimbalzato del +19,1% sul 2020 e superato i livelli antecedenti la pandemia. Tuttavia, il recupero lombardo rispetto al 2019 è inferiore al proprio ‘potenziale’: +6,6% la performance effettiva contro +8,9% di variazione della domanda nell’ipotesi di un mantenimento delle quote di export nella normalità pre Covid.
Innanzitutto, questa distanza suggerisce che si sia rimodulata la struttura dell’export lombardo rispetto alla domanda mondiale, perdendo e guadagnando al contempo quote di mercato di alcuni settori verso alcuni Paesi.
Secondariamente, tale risultato generale offre lo spunto per approfondimenti a livello di singoli settori. Tra i settori più dinamici nel 2021 rispetto al 2019 e anche nella prima metà del 2022, superano abbondantemente il proprio potenziale l’Alimentare (+13,8% l’export vs +8,5% il potenziale nel 2021-2019) e l’Elettronica (+12,7% vs 4,6%); fanno bene anche gli Apparecchi elettrici (+11,8% vs +10,5%). Invece, nonostante la performance positiva nel 2021 e nel 2022, si collocano leggermente sotto al proprio potenziale i Metalli (+17,7% l’export vs +19,3% il potenziale nel 2021-2019) e la Chimica (+12,7% vs +15,5%); la Gomma-plastica segna un ampio divario (+9,1% vs +18,5%) così come il Legno-arredo (+4,3% vs +10,8%).
Una considerazione a parte interessa l’Automotive, che nel 2021 si è posizionata del +2% sopra al 2019 in termini di export, superando la variazione negativa pari al -9,1% del proprio potenziale, grazie evidentemente ad una elevata flessibilità e capacità di riposizionamento geografico in un quadro reso ancor più complesso dalle tendenze strutturali del comparto (di cui, tra l’altro, ha risentito pesantemente un grande esportatore globale come la Germania). Tuttavia, nei primi sei mesi dell’anno in corso l’automotive lombarda rallenta rispetto al pre Covid, complice anche il confronto con un primo semestre 2019 particolarmente positivo.
Tra i settori meno dinamici come esportazioni nel 2021 rispetto al 2019, la Farmaceutica è ben sotto il proprio potenziale (+0,7% vs +25,4%), condizionata da una performance 2021 debole; la Moda si colloca al di sopra (+0,4% vs -1%), condizionata da una ripartenza ‘ritardata’ ma in accelerazione nel 2022 grazie alla ripresa della domanda di lusso e quindi di moda Made in Italy. Infine, c’è la Meccanica, unico settore a non chiudere nel 2021 il gap con prima della pandemia che torna in positivo nei primi sei mesi del 2022 (+4,1% rispetto al 2019).
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