Accadde domani. Il made in Italy dalla quantità alla qualità

Rapporto della Fondazione Symbola e di Coldiretti.

Sintesi

Da dove nasce il successo del made in Italy? La ricetta vincente è la qualità dei prodotti italiani di eccellenza che hanno vinto la sfida della competitività puntando su innovazione e qualità.

Il rapporto di ricerca di Fondazione Symbola e di Coldiretti presenta lo sviluppo qualitativo di alcuni settori che ben rappresentano il made in Italy.

 

Per 89 prodotti l’Italia è leader dell’agroalimentare nel mondo

Nella filiera agroalimentare, ad esempio, siamo il Paese più forte al mondo per prodotti distintivi, con 282 prodotti Dop, Igp, Stg. C’è poi il biologico: l’Italia è il primo paese europeo per numero di agricoltori biologici (43.852, il 17% del totale europeo). Questa ricchezza trova riscontro nei risultati economici della filiera: in ben 89 prodotti, sul totale dei 704 in cui viene disaggregato il commercio agroalimentare mondiale, il nostro Paese detiene il primo, secondo o terzo posto per quote di mercato.

In particolare, il settore del vino occupa il secondo posto per quota di mercato globale col 19,9%. La produzione di vino italiano negli ultimi trent'anni è scesa del 45%, ma il fatturato e l'export (espressi in valore nominale) sono cresciuti, rispettivamente da 4,2 miliardi a 9,4 miliardi e da 800 milioni a 5,4 miliardi.

 

Calzature made in Italy seconde per quote di mercato mondiale

Rispetto a circa trent'anni fa (1989) il numero di scarpe esportato è diminuito (da 218 mila a 165 mila tonnellate) ma queste scarpe che valevano 5 miliardi di dollari oggi (2014, valori nominali) ne valgono 11. Un ‘prodigio’ possibile grazie alla crescita del valore medio delle nostre scarpe: nell'89 era di poco inferiore alla media mondiale (-14%) oggi è straordinariamente superiore: +137%. È anche grazie a questo che in questo settore abbiamo mantenuto il secondo posto per quote di mercato mondiale, corrispondente oggi all'8,6%.

 

L’abbigliamento in pelle made in Italy non ha rivali

Nell'abbigliamento in pelle l’esportazione è passata da 1.910 tonnellate a 2.254 tonnellate, mentre il valore è praticamente triplicato: 787 milioni di dollari a fronte di 233. Usando un indicatore non soggetto all'inflazione, possiamo ricordare che i nostri prodotti, che nel 1989 valevano poco più della media mondiale (+20% del valore medio unitario mondiale) oggi valgono tre volte tanto (+233%). E mentre ancora nel 1996 eravamo solo al quinto posto nelle quote di mercato mondiale (6,7%) oggi siamo al primo (19,0%).

 

Occhiali, esportazioni d’oro

Passando dagli abiti agli occhiali possiamo vantare altri primati. Oggi vendiamo all'estero 6 volte le paia di occhiali che vendevamo nell'89, ma il loro valore è aumentato di quasi 10 volte, da 413 milioni a circa 4 miliardi di dollari. Il valore medio degli occhiali made in Italy, che nell’89 era piuttosto inferiore a quello medio mondiale (-23%), oggi è quasi 3 volte tanto (+272%).

 

Campioni di meccanica

Anche la meccanica è uno dei fiori all’occhiello del nuovo made in Italy: nella fabbricazione di macchine per l’industria alimentare nel 1989 esportavamo per 68 mila tonnellate e un valore di 952 milioni di dollari, oggi le tonnellate, e presumibilmente il numero di macchine, sono arrivate a 157 mila (+130%), il loro valore complessivo a 4,1 miliardi: +333%. Anche in questo caso più qualità e innovazione hanno fatto crescere valore e desiderabilità del made in Italy e così siamo passati dal secondo posto nelle quote di mercato del 1989 (16%) al primo di oggi (16,6%). E mentre nell’89 il valore medio dei singoli prodotti (valore medio unitario) era di molto inferiore a quello medio mondiale (-23%), oggi questo valore è pienamente in linea (-0,5%).

Ma la meccanica italiana è prima per quote di mercato anche nella fabbricazione di macchine per la metallurgia (18,9%), seconda per quelle per l’industria della carta e del cartone (15,3%), terza nelle macchine per l’agricoltura (8,5%), per le industrie tessili (9,9%)
e nell’industria delle materie plastiche e della gomma (9,2%).

Anche la meccanica è uno dei fiori all'occhiello del nuovo made in Italy: nella fabbricazione di macchine per l’industria alimentare nel 1989 esportavamo per 68 mila tonnellate e un valore di 952 milioni di dollari, oggi le tonnellate, e presumibilmente il numero di macchine, sono arrivate a 157 mila (+130%), il loro valore complessivo a 4,1 miliardi: +333%. Anche in questo caso più qualità e innovazione hanno fatto crescere valore e desiderabilità del made in Italy e così siamo passati dal secondo posto nelle quote di mercato del 1989 (16%) al primo di oggi (16,6%). E mentre nell'89 il valore medio dei singoli prodotti (valore medio unitario) era di molto inferiore a quello medio mondiale (-23%), oggi questo valore è pienamente in linea (-0,5%).Ma la meccanica italiana è prima per quote di mercato anche nella fabbricazione di macchine per la metallurgia (18,9%), seconda per quelle per l’industria della carta e del cartone (15,3%), terza nelle macchine per l’agricoltura (8,5%), per le industrie tessili (9,9%)e nell'industria delle materie plastiche e della gomma (9,2%).

 

Dalle cucine italiane un export di 872 milioni

Tra i settori tradizionali del made in Italy non possiamo non citare l’industria del mobile. Guardando al caso dei mobili da cucina, da esempio, le imprese italiane sono passate da 24 mila tonnellate esportate a 122 mila, circa 5 volte tanto (+408%) per un valore nominale dell’export cresciuto invece di oltre dieci volte, da 86 fino a 872 milioni. E manteniamo nel settore il 13,8% del mercato mondiale, grazie anche al fatto che nell’89 le nostre cucine valevano sui mercati mondiali esattamente come la media mondiale delle cucine, mentre oggi valgono il 50% in più (valori medi unitari).


 

Il report completo è disponibile al seguente link: report completo.

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