Più aiuti alle aziende per l'intelligenza artificiale
L'intervento di Stefano Rebattoni, Vicepresidente Assolombarda con delega a Transizione digitale e Innovazione tecnologica - Il Giornale del 14 febbraio 2024
Nel corso del recente «Lombardia digital summit» dedicato al confronto sullo stato dell'arte dell'innovazione e della trasformazione digitale e sulle politiche di innovazione promosse nei territori della Regione Lombardia, i recenti dati dell'Osservatorio «Artificial Intelligence» del Politecnico di Milano, di cui Assolombarda è partner, mi sono stati d'aiuto per avviare la riflessione sul tema dell'intelligenza artificiale in Italia.
Partendo dal grado di adozione, nell'ultimo quinquennio, si è assistito a un rilevante incremento della quota di mercato dell'AI, fino a raggiungere, lo scorso anno, la cifra record di 760 milioni di euro, con una crescita del 52 per cento rispetto all'anno precedente. L'entusiasmo crescente sulla tecnologia ha incoraggiato, del resto, nuovi investimenti: circa due grandi aziende su tre hanno discusso, in questi anni, di applicazioni di Generative AI e tra queste una su quattro ha avviato una sperimentazione. Tuttavia, come spesso accade, le grandi imprese e le Pmi italiane dimostrano di viaggiare «a due velocità»: da un lato oltre sei grandi aziende su dieci hanno già avviato almeno un progetto di AI, dall'altro tra le piccole e medie imprese, la percentuale di adozione si ferma al 18 per cento.
Ad ostacolarne l'utilizzo, concorrono l'assenza di risorse adeguate legate alla digitalizzazione dell'impresa e del suo personale. Superare queste barriere è più che mai necessario: ci confrontiamo, oggi, con un contesto digitalizzato e connesso; un nuovo paradigma per una manifattura flessibile, intelligente e sostenibile. In quest'ottica, all'interno delle attività che afferiscono alla delega assegnatami in Assolombarda, è stato avviato un gruppo di lavoro dedicato che, sin dai suoi esordi, si è impegnato con l'obiettivo di aiutare le aziende a decifrare il ruolo di queste nuove tecnologie e a comprendere in che modo esse possano aiutarci a migliorare l'operatività quotidiana e il business.
Come Associazione, dunque, stiamo facendo la nostra parte per promuovere la ricetta del «digitale per il reale», ma il percorso è ancora lungo per governare il cambiamento in atto. Occuparsi di Intelligenza artificiale significa, infatti, definire nuovi equilibri economici e geopolitici e non solo «normazione». Parafrasando il presidente Alessandro Spada, «l'Europa finora si è posta come leader globale della regolamentazione, ma non dello sviluppo di innovazioni e tecnologie, scegliendo per sé di fatto la posizione di arbitro e non di giocatore». È indubbiamente positiva l'attenzione riservata dall'Ue all'Artificial intelligence act; allo stesso modo, dobbiamo evitare che la burocratizzazione e i relativi costi disincentivino lo sviluppo di questa tecnologia tanto importante per lo sviluppo industriale.
Tanta strada è stata fatta, ma altrettanta ne occorre per arrivare a cogliere appieno questa nuova sfida. Come Paese, abbiamo bisogno di rendere operativa la Strategia italiana per l'Intelligenza artificiale (2021), guardando positivamente al metodo tedesco. Lo scorso novembre Berlino, infatti, ha lanciato un piano di azione a supporto di nuove iniziative legate a ricerca, sviluppo e applicazione dell'AI. Nello specifico, con una dotazione di oltre 1,6 miliardi di euro, promuoverà ulteriori misure di finanziamento per iniziative focalizzate sull'intelligenza artificiale. Del resto, per sviluppare l'AI occorre sostenere gli investimenti delle imprese, soprattutto quelli operati dalle più piccole e promuovere un adeguamento del capitale umano. Per dare seguito alla quinta rivoluzione industriale, occorre una transizione anche sul versante delle competenze.
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